Mercoledì 24 Aprile 2024

"Vaccini meno efficaci dopo 6 mesi" Speranza: pronti con la terza dose

Nuovo studio Pfizer sulla copertura, il ministro assicura: abbiamo fiale sufficienti. Anche Parigi prepara il tris

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di Giulia Prosperetti

Mentre la variante Delta fa schizzare i contagi, gli occhi sono puntati su Israele, primo Paese al mondo a iniziare, da domenica scorsa, su base volontaria la somministrazione della terza dose del vaccino PfizerBioNTech agli over 60 già immunizzati con due dosi da almeno cinque mesi. Una strategia che, a partire da settembre, verrà attuata in Germania, Regno Unito e, come ha annunciato ieri il presidente Emmanuel Macron, anche in Francia.

Al centro della questione vi è la durata della copertura dei sieri anti Covid-19 a mRNA. Un dato sul quale, ad oggi, non vi è una certezza scientifica e che, pertanto, viene aggiornato sulla base dei nuovi studi. L’ultimo, finanziato dalla stessa Pfizer e ancora in attesa di peer review (revisione), è stato pubblicato in preprint sul sito MedRxiv. Secondo tale studio l’efficacia del vaccino raggiunge il picco durante l’intervallo da 7 giorni a 2 mesi dopo la seconda dose e diminuisce gradualmente all’83,7% da 4 a 6 mesi, con un calo medio del 6% ogni 2 mesi. Ma non è tutto. "Abbiamo rilevato che il declino dell’immunità – ha spiegato il ceo di Pfizer, Albert Bourla – ha iniziato a impattare la prevista copertura del 100% contro l’ospedalizzazione: dopo sei mesi sta scendendo dal 90 all’80%. La buona notizia è che siamo molto, molto sicuri che la terza dose di richiamo porterà la risposta immunitaria ai livelli necessari a proteggere contro la variante Delta".

Se lo studio finanziato da Pfizer non è certo privo di una certa dose di conflitto di interessi, in attesa delle dovute verifiche da parte della comunità scientifica l’Ema frena sul richiamo. "La variante Delta è diventata dominante nel Continente europeo. C’è una certa riduzione dell’efficacia dei vaccini anti-Covid approvati ma non è significativa – ha assicurato Emer Cooke, direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco –. Al momento non ci sono dati sufficienti per indicare che sia necessario un richiamo anche se per alcune persone si potrebbe iniziare a vederne la necessità". Sulla stessa linea il direttore generale dell’Istituto Nazionale delle salute Usa (Nih), Francis Collins. "I vaccini utilizzati negli Usa ossia Pfizer, Moderna, J&J – ha spiegato Collins – sono altamente efficaci contro la variante Delta. Non c’è dunque ragione di prendere decisioni in fretta su una terza dose. Si monitora la situazione di giorno in giorno".

La tendenza predominante rimane, insomma, quella della prudenza e dell’attesa con, nel frattempo, un possibile via libera ai richiami per le fasce più anziane e fragili della popolazione. Proprio ieri anche Moderna ha presentato i risultati dei test sui suoi 3 candidati richiami vaccinali attualmente in fase 2 di sperimentazione affermando che sono state osservate "risposte anticorpali robuste" contro importanti varianti del Sars-CoV-2, Delta compresa. Ad oggi il siero Moderna "mostra un’efficacia duratura del 93% per 6 mesi ma la variante Delta – ha affermato il ceo Stéphane Bancel – rappresenta una nuova significativa minaccia".

Tornando in Italia sulla terza dose si mostra possibilista il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano. "Direi che almeno una strategia simil-influenzale dedicata ai soggetti più a rischio bisognerà immaginarla. Noi abbiamo cominciato dopo a vaccinare rispetto a Israele e al Regno Unito quindi loro hanno un problema prima. È chiaro che dovremmo pensarci anche noi". Il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la conferenza stampa di ieri sul decreto scuola, assicura che il nostro Paese è nelle condizioni di effettuare un’ulteriore somministrazione. "Siamo pronti – chiarisce –, abbiamo acquistato dosi a sufficienza per fare la terza dose e aspettiamo le indicazioni delle autorità scientifica per dirci il tempo giusto per somministrare la terza dose, le prime indicazioni ci lasciano presupporre che si inizierà dai piu fragili".

In attesa di maggiori evidenze scientifiche anche l’Ue non vuole farsi trovare impreparata e – secondo quanto ha fatto sapere un un portavoce della Commissione – sono state opzionate altre 150 milioni di fiale di Moderna ed è in fase di conclusione un terzo accordo con BiontechPfizer per 1,8 miliardi di dosi.