Venerdì 26 Aprile 2024

Un fantasma nel villaggio degli Elfi Tutta la comunità sulle sue tracce

Angoscia a Campanara, sperduta località di famiglie ’alternative’. I genitori di Nicola fanno gli apicoltori

dall’inviato

Emanuele Baldi

"Qua di lupi non ce ne sono ma il bosco è fitto". Morando ha 80 anni, si arrampica sulla mulattiera con il piglio elastico e rude di chi è nato fra roccia e bosco. Non c’è altra via che la sua per arrivare su "alla Campanara", una vallata verde Eden che si srotola al sole tra i crinali aspri dell’appennino, a 800 metri di altezza.

Qui, nel comune di Palazzuolo sul Senio, dove si parla già un romagnolo d’altura svelto e frizzante anche se in terra toscana, c’è un eco villaggio, un po’ hippy e un po’ gitano, dove si guardano le caprette e non lo schermo dello smartphone che tanto "c’è una tacca laggiù, dove c’è il carretto ma dipende dal vento eh". Da alcuni anni la Regione Toscana ha messo in vendita gli immobili di cui è proprietaria ed oggi, nel territorio attorno alla chiesa sincretica e paganeggiante, sono rimaste poche persone che nel 2015 hanno acquistato una porzione di 4 ettari di terra adiacente alla loro casa, già acquistata, dalla Curia agli inizi degli anni Ottanta.

Qui vive Nicola con la famiglia, i genitori sono apicoltori, e uno scampolo di quelli che un tempo si chiamavano elfi oggi, più ordinariamente, coltivatori solitari o cose così. Tutti lo cercano.

Nicola è un mini Tarzan nonostante non abbia nemmeno due anni. "Saltella dappertutto, gira scalzo, ha confidenza con il bosco. Si vede che è nato qui" racconta la gente anche se di parlare non ha proprio voglia.

L’atmosfera confonde, mescola i pensieri, stordisce.

Uno squarcio di natura antica, l’aria densa e pulita che s’infila nelle narici come un alito divino trivellata dal rumore degli elicotteri, dalle sgommate dei carabinieri, dai mille colori delle magliette dei volontari di tutto il Mugello, terra dal cuore dolcissimo e dal braccio forte.

Ma tutto è inutile, nulla serve a nulla, neppure spulciare i crinali di bosco rude dalla punta degli alberi alla terra ora secca. C’è qualcosa che non torna. Troppe cose non tornano.

Stefano Rinaldelli, presidente del Soccorso Alpino Speleologico Toscano, butta il cuore oltre l’ostacolo. Con il suo gruppo e altre decine e decine di persone fra squadre speciali, forze dell’ordine e volontari, partecipa alle ricerche del bambino da ore.

"Le persone in ballo sono tante – dice – Noi siamo arrivati poco prima di mezzogiorno con le nostre unità cinofile e abbiamo cominciato a perlustrare le zone delle abitazioni più vicine al luogo della sparizione del bambino. Poi è arrivato anche un cane molecolare sempre del Soccorso Alpino, ma non abbiamo trovato niente".

Rinaldelli sospira: "Quando si pensa a un bambino di 21 mesi si suppone che abbia una mobilità ridotta. E invece, stando a quanto dicono i genitori di Nicola, è un bambino molto vispo. Che cammina molto e che si muove con disinvoltura in questa zona".

"Chissà – continua – magari si è nascosto per gioco da qualche parte e non riesce a tornare indietro. Oppure si è nascosto per paura, magari del buio. Le ipotesi in questo momento sono tante e devono essere vagliate tutte attentamente, non si può scartarne nessuna, visto che non abbiamo notizie certe".

C’è qualcosa che non quadra. Il sospetto che il bambino non sia qui, non sia più qui o forse non ci sia mai stato da ieri sera, che "questi boschi amici che non lo tradirebbero mai" siano davvero innocenti e che la storia di Nicola sia diversa s’insinua ovunque, tra il detto e non detto.

La preghiera, anche per chi è laico, resta la misura estrema per aggrapparsi a qualcosa che, al momento, sembra sfuggire alla presa di tutti.