Martedì 16 Aprile 2024

Ucciso e fatto a pezzi Un video incastra la moglie e i due figli

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di Nino Femiani

Giffoni Valle Piana, celebre per il Festival del cinema per ragazzi, è sotto choc. Nessuno, in questo tranquillo paesino in provincia di Salerno, aveva mai visto un delitto tanto efferato, compiuto con la complicità proprio di giovanissimi. A uccidere il panettiere Ciro Palmieri, 43 anni, sarebbe stata la moglie Monica Milite, con la complicità del figlio Massimiliano di 20 anni, e dell’altro figlio, di soli 15 anni. Una furia omicida bestiale, perché l’uomo sarebbe stato aggredito dai tre armati di coltello e pugnalato ripetutamente, anche quando era a terra ormai senza più vita. Poi il corpo smembrato, con l’amputazione di una gamba in modo da poterlo mettere in un sacco e gettarlo in un dirupo in località Curticelli, una zona impervia a ridosso della Provinciale. Una macabra operazione sotto gli occhi scioccati e attoniti del figlio più piccolo, appena undici anni. I tre sono stati fermati e accusati di omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà. Tutto inizia il 30 luglio quando la Milite si presenta dai carabinieri e denuncia la scomparsa del marito avvenuta il giorno prima. Partono le ricerche e addirittura viene chiesto l‘intervento del sito "Chi l’ha visto?". Ma la ricostruzione confusa non convince i militari: "Ciro è andato in giardino a fare una doccia. Poi mi ha chiesto degli abiti da lavoro e non è più tornato". I carabinieri acquisiscono le immagini delle telecamere di sorveglianza della casa, ma i filmati che riguardavano i 29 e 30 luglio sono sovrimpressi da altri dei giorni successivi. Così si rivolgono a un esperto che riesce a riportare alla luce i videotape cancellati, facendo emergere la verità in tutta la sua brutalità. Immagini agghiaccianti e cruente in cui si vede una lite furiosa – forse originata da rancori dovuti al comportamento dell’uomo che alcuni descrivono come molesto e violento –, prima che Palmieri soccomba sotto le coltellate. Poi la macabra amputazione della gamba per "rimpicciolire" il cadavere e chiuderlo in un sacco di iuta e poi in una cesta per il pane.