Mercoledì 24 Aprile 2024

Capri, turismo di massa e rischio dissesto. Un paradiso fragile preso d’assalto

Da secoli accoglie i vip ma fatica ad ammodernarsi. Ad agosto ogni giorno arrivano 20mila turisti

Un’immagine drammatica che documenta i soccorsi all’autista, poi morto

Un’immagine drammatica che documenta i soccorsi all’autista, poi morto

La seduzione di Capri con i suoi paesaggi rocciosi, le acque trascoloranti e i miti non sembra conoscere stanchezze. Ma è solo apparenza. Sotto la vernice luccicante, che da secoli seduce uomini e donne in cerca di libertà, c’è una sorta di paradiso d’argilla, fragile come il cristallo, delicato come una farfalla. Per secoli Capri ha calamitato l’intellighenzia europea, da Curzio Malaparte a Maksim Gorkj e Vladimir Lenin, passando per Pablo Neruda, Walter Benjamin e Peggy Guggenheim. Ma anche tipi bizzarri che cercavano solo un "buen retiro" al riparo di occhi indiscreti.

Le cronache di quegli anni ci raccontano di nobildonne eccentriche che passeggiavano per l’isola tenendo al guinzaglio elegantissimi ghepardi, scrittori e pittrici dal gran nome che vivevano i loro amori proibiti sotto quel sole caldo ed abbagliante. Poi il clima è cambiato, via Camerelle si è riempita di negozi di design zeppi di griffe, la vita si è spostata dai sentieri nascosti dalla vegetazione per raggiungere Marina Piccola e prendere il sole nudi, ai locali della Piazzetta dove farsi ammirare dai passanti e fotografare dai turisti mordi e fuggi. "Non ti fidare/quando ti dico che va tutto bene così/E perdonami, sono forte, sì/Ma poi sono anche fragile", canta Elisa, un ritornello che Capri può indossare come un capo iconico. L’isola è un paradiso fragile, un ecosistema che va in pezzi, soprattutto in estate. Ogni anno l’isola viene assaltata ad agosto da 20mila turisti al giorno, più che doppiata la popolazione stanziale, imbufaliti i residenti proprio come a Venezia.

Un approdo insostenibile con i servizi che boccheggiano. Non c’è solo l’affollamento a mettere in crisi Capri, ma anche il dissesto ambientale. Alfred Krupp, il magnate dell’acciaio tedesco viveva in un grande appartamento al "Quisisana" e fece costruire a sue spese una bella strada tortuosissima denominata ancora oggi via Krupp che collega il centro dell’isola con Marina Piccola. Dato che le rocce capresi sono di natura calcarea, via Krupp è sempre stata esposta al pericolo di caduta massi. Per questa ragione la strada ha conosciuto periodi di chiusura, talvolta per numerosi anni, talvolta nel disinteresse generale. Non è l’unica area in cui le aperture si alternano alle chiusure. Ad esempio la scorsa primavera è stata vietata la strada panoramica di Tuoro.

Causa di questi fenomeni da una parte l’incuria delle strutture, dall’altra la particolare conformazione del territorio caprese. Un’isola che accoglie i vip e milioni di turisti da tutto il mondo facendo pagare profumatamente le sue bellezze, ma che fatica ad ammodernarsi. Ad esempio fino allo scorso ottobre residenti e operatori delle strutture alberghiere dovevano fare i conti con i continui black out. Certo è romantico stare a lume di candela in Piazzetta, ma è poco piacevole pagare 50 euro per un drink caldo. Colpa di una centrale a gasolio che risaliva al 1903. Dopo 117 anni, e qualche principio di incendio, finalmente il vecchio impianto è andato in pensione. Anche ieri, nonostante la tragedia, stavano tutti a farsi foto e selfie davanti ai Faraglioni, Vanda Nara tra questi. Fanno bene perché quel simbolo dell’isola è minacciato dai pescatori di frodo dei datteri di mare. Il prelievo dei molluschi (estratti picconando e infliggendo un grave danno all’ambiente marino) ha ormai desertificato l’ecosistema che si trovava sul 48% delle pareti dei Faraglioni sott’acqua. Che corrono il rischio di crollare, in un grottesco sbuffo di acqua salmastra.

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