Catania, 4 febbraio 2024 - "Vi imploro, vi supplico, non mi fate del male, lasciatemi andare...", è stato il grido disperato della 13enne violentata il 30 gennaio scorso nei bagni pubblici della Villa Bellini di Catania. La giovane ha implorato inutilmente il branco di sette ragazzi, tre dei quali minorenni, di origine egiziana, di non abusare di lei. Due componenti del gruppo l'hanno violentata davanti agli occhi del fidanzato 17enne della vittima, trattenuto dagli altri cinque ragazzi.
L’agghiacciante aggressione è avvenuta attorno alle 19.30. La giovane e il suo ragazzo sono stati avvicinati dal branco nel più grande giardino pubblico di Catania, un luogo di svago e relax in pieno centro per migliaia di ragazzi e ragazze catanesi, famiglie e anziani.
La vittima ha raccontato agli inquirenti che il gruppo ha iniziato a importunarli appena fuori dai bagni del giardino. I giovani egiziani avrebbero molestato la ragazza, e alla reazione del fidanzato li avrebbero spinti nei bagni con la forza. Lo stupro come un film dell'orrore: due minorenni hanno abusato della ragazzina, mentre gli altri tenevano fermo il fidanzato. I due si sarebbero accaniti più volte contro la tredicenne, che però a un certo punto è riuscita a divincolarsi e a fuggire fino in via Etnea, la strada principale della città.
Lì la tredicenne è stata soccorsa dai passanti, che l'hanno trovata assieme al fidanzato in lacrime a terra. I carabinieri si sono messi subito alla ricerca dei responsabili. La procura catanese con il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Anna Trinchillo, ha emesso i decreti di fermo per i 4 maggiorenni, mentre per i tre minori è intervenuta la procura dei minorenni diretta dalla procuratrice Carla Santocono. Per tutti l'accusa è di violenza sessuale di gruppo.
I carabinieri sono stati aiutati nelle indagini da uno dei ragazzi pentito che ha aiutato gli investigatori a identificare tutto il branco. La stessa vittima ha riconosciuto almeno uno degli aggressori, così in meno di 48 ore i militari hanno chiuso le indagini ed è scattato il blitz: subito fermati sei dei sette componenti del gruppo. Il settimo è stato rintracciato mentre tentava di fuggire dalla comunità dove era alloggiato.
Fondamentali nelle indagini anche gli accertamenti tecnici sui cellulari sequestrati agli indagati che hanno dato riscontri con 'cella telefonica' sulla loro posizione al momento dell'aggressione, la visione delle telecamere della zona. Infine conferme anche dalle diverse tracce biologiche che sono state raccolte sul luogo dell'aggressione dalla scientifica.
Tante le condanne da parte del mondo politico, da Salvini che ribadisce la richiesta della Lega per l’applicazione della castrazione chimica per i responsabili, alla premier Meloni che ha voluto esprimere la sua solidarietà alla vittima, alla famiglia e al fidanzato, "e dirle che lo Stato ci sarà e garantirà che sia fatta giustizia".