Mercoledì 9 Ottobre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Strage di Nuoro, lo psicologo: “Dall’abisso del disagio alla violenza. E l’assassino porta tutti nel baratro”

David Lazzari, presidente dell’Ordine nazionale: da trent’anni il malessere dell’anima è in forte aumento. “I vicini e i conoscenti non vedono le crepe. E anche in famiglia i segnali non sono quasi mai evidenti”

Roma, 25 settembre 2024 – Secondo gli ultimi dati del Viminale, dall’inizio dell’anno al 25 agosto sono stati compiuti in Italia 186 omicidi e di questi 88 sono avvenuti in ambito familiare. Fa quasi il 50%. Colleghiamo i delitti che si accavallano negli anni a luoghi da molti mai sentiti prima: Paderno Dugnano, Codigoro, Chiampo, Temù. Geografie immaginarie per tragedie immense che in incubazione di tragico non hanno apparentemente nulla.

Una foto che ritrae Giuseppina Massetti e la figlia Martina Gleboni con la scritta "No alla violenza sulle donne" di ActIonaid
Una foto che ritrae Giuseppina Massetti e la figlia Martina Gleboni con la scritta "No alla violenza sulle donne" di ActIonaid

La cronaca non racconta la saga degli Atridi, il furore annunciato di Edipo e di Oreste, o di Amleto. A essere narrate sono le gesta di un padre incensurato, “persona tranquillissima e disponibile”, che spara alla moglie e ai tre figli e poi si suicida (ieri a Nuoro). Di un diciassettenne che massacra i genitori e il fratellino “per cancellare tutto” (il 31 agosto nel milanese). Di un operaio cinquantenne che soffoca la madre e ammazza il padre a martellate perché “non volevano più darmi soldi” (il 24 giugno a Fano). E le figlie che soffocano la madre e la seppelliscono in un patto di segretezza con il fidanzato di una di loro convinte che la donna “volesse avvelenarle” (estate 2021, Temù). Il killer di 31 anni che strangola i genitori con una corda per scalatori e li getta nel fiume (gennaio 2021, Bolzano), il sedicenne che assolda un amico anche lui minorenne per finire a colpi d’ascia chi lo ha messo al mondo.

Morire in famiglia e di famiglia, il luogo dove aspettarsi amore, comprensione, riparo. David Lazzari, presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi, conferma che questi fatti stanno diventando una costante quasi fisiologica del panorama omicida italiano. Sono tanti. In apparenza addirittura un’epidemia perché a forza di rimbalzare fra Internet e il tg il singolo evento sembra avvenga decine di volte nell’arco della stessa giornata.

Professore, è davvero possibile che quando una famiglia si rompe in maniera così fragorosa nessuno veda prima la crepa che si allarga?

“Da fuori certamente no. Il vicino o il conoscente non ha quasi mai il sentore di una causa scatenante. Ma anche per il professionista è come chiedersi perché aumentano i tumori. Le ragioni sono infinite. Questi episodi tragici sono la punta dell’iceberg di un malessere psicologico che si diffonde e dal quale nessuno è al riparo”.

Dovuto a cosa?

“Ai fattori di un cambiamento strutturale al quale non siamo preparati, a un disagio trascurato. Oggi le persone non spaccano più le pietre, ingrassano, sono costrette ad andare in palestra e a eliminare lo zucchero perché lo prescrive il medico. Un secolo fa non era così, la salute è legata al contesto. Quella fisica ma anche quella psichica, che invece passa in secondo piano. Non si va dal dottore solo perché il mondo in guerra e l’emergenza climatica aumentano il senso di precarietà, per carità. Tutti gli studi confermano che da almeno 30 anni il disagio psicologico è in aumento. E purtroppo certe reazioni, per fortuna l’eccezione, finiscono sui giornali”.

Eures rileva come negli omicidi in famiglia siano significativamente più frequenti gli omicidi multipli, che spesso si concludono con la morte dell’autore. I cosiddetti suicidi allargati. È brutale: non basta uscire di scena da soli?

“Lo fanno in tantissimi ma non è quasi mai una notizia. Ci sono persone che si limitano al gesto autolesionistico e persone che trascinano tutti nel baratro come se volessero annientare radicalmente il proprio mondo. Cancellano la totalità dell’orizzonte. E noi qui a chiederci perché, almeno i figli poteva risparmiarli. Per non ristrutturare la propria casa la si fa esplodere”.

L’idea è che “queste cose accadano agli altri”. Ai diversi, ai folli a chi è schiacciato dalla miseria economica e culturale. Il pensiero ci tranquillizza, allontana da noi il pericolo. Ma non è così nella realtà.

“Per le tendenze suicidarie ci sono linee guida internazionali che possono aiutare a cogliere certi segnali. Per le stragi in famiglia è più difficile, non c’è mai un rapporto di causa-effetto prevedibile. A volte esiste un fattore scatenante: voi siete felici e io sto male. A volte il vaso si riempie poco alla volta. E la famiglia da luogo del bene diventa luogo del conflitto. Viviamo l’epoca della superficialità e a preoccuparmi, più che le patologie, è la povertà psicologica. Per funzionare l’anima richiede spessore. Il consiglio che mi sento di dare è di non trascurare mai il dolore psichico. Di parlarne senza drammatizzare e chiedere aiuto. Perché come un’ulcera o il diabete, non passa da solo”.