Mercoledì 4 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Processo Cucchi, il racconto del super teste. Conte: "Ok alla Difesa parte civile"

Il premier anticipa la disponibilità. In aula il vicebrigadiere Tedesco accusa del pestaggio due colleghi dilungandosi in molti particolari. Poi si scusa con la famiglia: "Ero terrorizzato"

Ilaria Cucchi al processo per la morte del fratello Stefano (Imagoeconomica)

Roma, 8 aprile 2019 - "Chiedo scusa alla famiglia Cucchi e agli agenti della polizia penitenziaria, imputati al primo processo". Così Francesco Tedesco, il carabiniere imputato di omicidio preterintenzionale e super testimone al processo per la morte di Stefano, ha aperto oggi la sua deposizione davanti alla Corte di Assise. "Per me questi anni sono stati un muro insormontabile". Parole attese da Ilaria Cucchi, sorella del geometra morto a 29 anni nell'ottobre di 10 anni fa, e dai genitori, che da anni combattono per avere verità: "Il momento è arrivato - scrive Ilaria oggi su Facebook - Lui c'era e finalmente può raccontare". 

Intanto si fa vivo anche il Governo. Mentre  il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede tace ("Mi sono imposto di non parlare"), in serata interviene il premier Giuseppe Conte, assicurando: "Il ministero della Difesa è favorevole a costituirsi parte civile nel processo per la morte di Stefano Cucchi, quindi anticipo la disponibilità". Da parte sua il vicepremier pentastellato Luigi DI Maio ci tiene a ringraziare il comandante dell'Arma Giovanni Nistri per la lettera, "umana e autorevole", scritta a Ilaria Cuchi. "Condotta esemplare da parte di un vero uomo delle istituzioni".

In tarda serata, sul caso Cucchi, è intervenuto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "Chi sbaglia paga, anche se indossa una divisa - dice Salvini - ma non accetto che l'errore di pochi comporti accuse o sospetti su tutti coloro che ci difendono: sempre dalla parte delle Forze dell'Ordine".

 

Processo Cucchi, il teste Francesco Tedesco (ImagoE)
Processo Cucchi, il teste Francesco Tedesco (ImagoE)

Dopo il pestaggio, Tedesco racconta di aver trovato il verbale pronto: "Il maresciallo Mandolini mi disse di firmarlo. Cucchi non volle firmare i verbali". Mandolini avrebbe anche usato frasi come  "devi continuare a seguire la linea dell'Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere"

"PER 10 ANNI NON L'HO DETTO A NESSUNO" - Tedesco ha spiegato che "non era facile denunciare i miei colleghi. Il primo a cui ho raccontato quanto è successo è stato il mio avvocato. In dieci anni della mia vita non lo avevo ancora raccontato a nessuno". E ancora: "Dire che ebbi paura è poco. Ero letteralmente terrorizzato. Ero solo contro una sorta di muro. Sono andato nel panico quando mi sono reso conto che era stata fatta sparire la mia annotazione di servizio. Poi mi trattavano come se non esistessi. Questa cosa l'ho vissuta come una violenza". 

Ilaria Cucchi al processo ascolta il teste Francesco tedesco (ImagoE)
Ilaria Cucchi al processo ascolta il teste Francesco tedesco (ImagoE)

LA LETTERA DEL GENERALE A ILARIA CUCCHI - E' una giornata chiave per Ilaria e i suoi genitori, iniziata oggi con la notizia della lettera inviata ai Cucchi dal comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri. Lettera resa nota oggi da La Repubblica in un'intervista alla sorella di Stefano. Secondo Ilaria Cucchi, l'Arma sarebbe pronta a costituirsi parte civile nel processo per il decesso del fratello, che vede imputati cinque carabinieri: "So che nulla è ancora deciso - ammette-. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l'ipotesi sia concreta". 

Nella lettera, datata 11 marzo, Nistri parla a nome dell'Arma: "Riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di una giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un'aula giudiziaria", si legge nella missiva. "Pensavo alla vostra lunga attesa per conoscere la verità e ottenere giustizia - continua Nistri -. Mi creda, e se lo ritiene lo dica ai suoi genitori, abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà".

"Il generale Nistri ci è vicino e non manca di farci sapere che il suo dolore è il nostro - commenta la Cucchi oggi su Facebook -  che la nostra battaglia di verità è anche la sua". L'Arma - è sicura - "non rimarrà spettatrice nei confronti dei depistatori". Poi l'appello ai giudicinel giorno dell'udienza: "Abbiano coraggio e responsabilità ed acquisiscano quei documenti di verità imbarazzanti che fanno ora paura solo agli imputati di oggi. Ci sarà anche mia madre, nonostante la sofferenza per la grave malattia, ad ascoltare Tedesco che le racconterà come è stato ucciso suo figlio". 

IL PROCESSO - Sono cinque i carabinieri alla sbarra nel procedimento bis per la morte di Stefano Cucchi: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso. 

Altri otto carabinieri sono indagati nel fascicolo sui presunti depistaggi sul caso, e rispondono di reati che vanno dal falso, all'omessa denuncia, la calunnia e il favoreggiamento. Si tratta del generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma, il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale, Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi venne portato dopo il pestaggio, Francesco Di Sano, che a Tor Sapienza era in servizio quando arrivò il geometra, Francesco Cavallo all'epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani.