Venerdì 19 Aprile 2024

Spread ai massimi, listini a picco Piazza Affari brucia 39 miliardi

Dopo la mossa della Bce sui tassi crollano tutte le piazze europee. Ma Milano è la peggiore: meno 5,17%

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di Claudia Marin

ROMA

La svolta della Bce, per quanto attesa, ora che è diventata realtà si abbatte come un uragano, moltiplicato dal record negativo dell’inflazione Usa a quota 8,6%, su tutta la filiera dei mercati finanziari, dalla Borsa (con il tonfo di Milano a meno 5,17%) allo spread (a quota 225), ai titoli di Stato, dai mutui ai finanziamenti, dal debito privato a quello pubblico, che costerà 3 miliardi in più di spesa per interessi.

E finisce per colpire famiglie e imprese nella vita di ogni giorno. A maggiore ragione in una fase in cui la guerra e il caro-energia fanno ridurre le previsioni di crescita e lievitare quelle sui prezzi: gli economisti di Bankitalia hanno tagliato la stima 2022 al 2,6%, anche se la recente revisione Istat fa propendere per un +3% grazie al generoso lascito del 2021, a meno che il livello dei prezzi non arrivi all’8%, con azzeramento del Pil. Ma vediamo, capitolo per capitolo, le conseguenze previste o prevedibili della decisione dell’Istituto di Francoforte.

BORSE A PICCO

Un venerdì nero per le Borse europee, che hanno chiuso in profondo rosso, zavorrate da una Bce più aggressiva del previsto sui tassi e dal dato sull’inflazione Usa di maggio, salito più delle previsioni, ai massimi degli ultimi 40 anni, alimentando così i timori di interventi più drastici da parte della Fed. L’indice paneuropeo Stoxx 600 ha perso il 2,7% mandando in fumo più di 265 miliardi di euro di capitalizzazione in una seduta. In caduta libera Milano, la peggiore in Europa: l’indice principale Ftse ha lasciato sul terreno il 5,17%, con i titoli bancari a picco, sprofondando a 22.547 punti e tornando sui livelli di un mese fa, bruciando così quasi 39 miliardi di euro di capitalizzazione in un giorno solo. Parigi ha perso il 2,69%, Francoforte il 3,05%, Londra il 2,17%.

SPREAD AI MASSIMI

Si annunciano mesi caldi sul fronte del debito: l’annuncio della Bce ha subito colpito i rendimenti e il Btp a 10 anni è schizzato superando la quota del 3,713%, un livello che non vedeva dal febbraio del 2014 e superiore all’impennata del 2018. Lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi, è salito a 225 punti. Il debito italiano costerà di più e se da una parte gli investitori avranno cedole più elevate, dall’altra si riaccendono i rischi di tenuta sul Paese che ha il secondo debito più elevato della zona Euro e che da luglio non potrà più contare sugli acquisti in massa di Francoforte.

MARGINI RISTRETTI

PER DRAGHI

La mossa di Francoforte, che di fatto limita i margini di bilancio, restringe le opzioni per il governo in vista della manovra proprio a ridosso delle elezioni. E così, se dal ministro dell’Economia Daniele Franco arriva un invito alla cautela (il rialzo dei tassi deve avvenire "senza tensioni"), per il premier Mario Draghi diventa più urgente che mai cercare una risposta europea allo shock energetico. L’aumento di un punto dei rendimenti dei titoli ha un impatto nel primo anno intorno ai 3 miliardi sul costo del debito, 39,4 in più in 5 anni.

MUTUI PIÙ SALATI

I mutui a tasso variabile subiranno l’effetto più immediato: le rate saliranno da luglio. Più cari anche i prestiti personali o la rateizzazione delle spese. Con un mutuo da 200mila euro per l’acquisto di una prima casa a Roma, la rata mensile di un finanziamento a 30 anni costa, sulla base degli attuali indici Euribor e delle migliori offerte sul mercato, 619 euro. Rata che passerà a 642 euro al mese con un aumento dei tassi dello 0,25% e a 665 in caso di incremento dello 0,50%, con una maggiore spesa che raggiunge i 46 euro a rata mensile e un aggravio di 552 in un solo anno. Sulla base delle attuali offerte sul mercato, in caso di aumento dei tassi dello 0,50% il costo complessivo di un mutuo a tasso variabile, solo per le maggiori rate mensili, salirebbe in totale di 10.800 in caso di finanziamento a 20 anni, di +12.600 euro per un mutuo a 25 anni e addirittura di +16.560 euro per un mutuo a 30 anni.

CREDITO PIÙ CARO

PER LE IMPRESE

Fino a oggi le aziende, soprattutto Pmi, hanno potuto contare su prestiti a tassi molto bassi. Da luglio l’operazione sarà più costosa, perché le rate i saliranno. E non è detto che le moratorie statali saranno rinnovate. Per di più, le mosse della Bce non mitigheranno l’inflazione.