Non casi isolati, ma uno "schema" diffuso. Per questo il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, sollecita l’apertura di un "tavolo" che consenta "in via ulteriormente preventiva di cogliere le criticità operative degli imprenditori" del settore dell’alta moda. Il Tribunale chiede di attivare per il comparto della moda e del lusso "analoghe iniziative poste in essere per esempio nel settore della logistica da parte della prefettura di Milano".
Quello della moda, osserva Roia, è un "settore di particolare rilevanza per il sistema economico nazionale". I pm, che hanno già indagato su importanti aziende della logistica e della vigilanza, parlano di "normalizzazione della devianza", tra caporalato e sfruttamento della manodopera. Una serie di inchieste, che partono dal caso Uber Eats col caporalato nei confronti dei rider, hanno toccato aziende titolari anche di appalti per uffici ed enti pubblici, colossi della logistica e dei trasporti fino al mondo del lusso Made in Italy. Gli accertamenti nel settore dell’alta moda potrebbero essere solo all’inizio: uno degli imprenditori cinesi ha stilato davanti agli investigatori un elenco di altri grandi nomi per cui il suo opificio ha prodotto cinture in subappalto.
A.G.