Martedì 30 Aprile 2024

Sinodo dei giovani, la sfida di Francesco: infiammare i cuori

Papa Bergoglio apre i lavori, che si concluderanno il 28 ottobre. E cita il poeta Hoelderlin: 'L'uomo mantenga quello che da bambino ha promesso' L'INTERVISTA / Padre Costa: "Sesso e gender non siano tabù"

Papa Francesco (Lapresse)

Papa Francesco (Lapresse)

Città del Vaticano, 3 ottobre 2018 - Entrano a due a due sul sagrato di San Pietro in un silenzio gravido di attese. I paramenti liturgici risplendono sotto il sole leggero di autunno: prima le mozzette color sangue dei cardinali, quindi le casule verdi dei vescovi, da ultime la mitria del Papa che lento avanza verso l'altare. Le migliaia di fedeli, che riempiono la piazza della basilica vaticana, trattengono il respiro davanti alla processione dei 266 padri sinodali in apertura della messa di avvio del Sinodo dei giovani. La prima preghiera della celebrazione eucaristica è in cinese, segno della recente distensione fra Pechino e la Santa Sede, certificata anche dalla presenza all’assise, per la prima volta nella storia, di due vescovi della Cina continentale. A loro papa Francesco nell’omelia dà un caloroso benvenuto, rimarcato dall’applauso della folla di fedeli. 

L'INTERVISTA / Padre Costa: "Sesso e gender non siano tabù"

Ma sono i ragazzi al centro della riflessione del Pontefice. Giovani, che, per via degli scandali sessuali ed economici nella Chiesa, in molti casi ci stanno pensando o hanno già voltato le spalle al popolo di Dio. Bergoglio non induce nei pessimismi cari a chi, anche fra le altre sfere ecclesiali avrebbe voluto addirittura annullare il sinodo. Allo Spirito santo chiede che la Chiesa sia “memoria operosa, viva, efficace”, che “non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura”. Gli stessi contro cui tuonò, nel 1962, in occasione del suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II, il predecessore piú affine a Bergoglio, almeno per i tratti umani cosí marcati: san Giovanni XXIII.

La Chiesa non può neanche soccombere sotto il peso dei “nostri limiti, errori e peccati”, avverte Francesco. Da qui la sfida più audace per la comunità cattolica: “Essere capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito". Troppo grande è la responsabilità dei pastori, cardinali, vescovi, preti e diaconi, di fronte ai ragazzi che "ci chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro visione". 

Al sinodo, che durerà fino al 28 ottobre, la Chiesa è giunta dopo essersi messa in ascolto delle nuove generazioni. Delle loro speranze e paure. Un lascito che . padri sinodali ora sono chiamati a tradurre in un aggiornamento concreto della pastorale giovanile. "Ciò che abbiamo ascoltato da giovani ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore”, evidenzia Francesco prima di tornare per un attimo docente di Letteratura e far sui i versi del poeta tedesco Friederich Hoelderlin: 'L'uomo mantenga quello che da bambino ha promesso'".

Saranno tre settimane di intenso dibattito fra cardinali e vescovi provenienti da tutto il mondo. Esperienze e culture diverse. Conservatori e progressisti. A tutti il Papa chiede di tenersi lontano da “pregiudizi” e atteggiamenti di “auto preservazione”. La roccia su cui appoggiarsi nel periglio la Chiesa la trova nell’ascolto di Dio. “Per ascoltare con Lui - è l’appello di Bergoglio - il grido della gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci chiama. Questo atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o elitarie, come pure dall'attrazione per ideologie astratte che non corrispondono mai alla realtà della nostra gente”. 

La chiosa dell’omelia è un tuffo negli anni del Concilio, quando, il Papa si rivolge direttamente ai padri sinodali, “molti di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa”. Ai giovani di allora venne indirizzato l’ultimo messaggio del Vaticano II, pronunciato da Paolo VI l'8 dicembre 1965. "La Chiesa, durante quattro anni - scandisce Bergoglio -, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo”. Mezzo secolo è passato, le sfide sono diverse, dai social alla sessualità online. I rintocchi delle campane di San Pietro scandiscono la fine della messa. Ora a sfilare sono i fedeli che guadagnano l’uscita della piazza. Per cardinali e vescovi, invece, è tempo di qualche ora di pausa prima di entrare nell’aula del Sinodo.

Uno sparuto, ma battagliero gruppo di ragazze li accoglie nella piazza dell’ex Sant’Uffizio. Scandiscono in inglese cori di protesta per l’assenza di donne con diritto di voto in assemblea. Qualche porporato da lontano incrocia i loro sguardi e preferisce girare alla larga. Altri tirano dritto, sfoderando musi lunghi. In apertura dei lavori papa Francesco, nella nuova aula del sinodo, non lesina autocritiche. Parla di una Chiesa “in debito di ascolto anche nei confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti”. Talvolta sono pure “respinti”. Punta il dito contro il clericalismo, “una perversione radice di tanti mali” di cui “chiediamo perdono”. Infine Bergoglio proietta lo sguardo già alla fine del sinodo, perché non si chiuda solo con documento, che “generalmente viene letto da pochi e criticato da molti”, ma delinei “propositi pastorali concreti, in grado di realizzare il compito del Sinodo stesso, ossia quello di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni”. Inspirando ai giovani, “nessuno escluso”, la visione di un futuro “ricolmo della gioia del Vangelo”.