Venerdì 3 Maggio 2024

Servizio sanitario nazionale, il rapporto Gimbe: infermieri sotto la media Ocse e troppi tagli

Il presidente Cartabellotta: Ssn al capolinea, è il momento delle scelte. “Serve un patto sociale e politico per il suo rilancio”

Il fabbisogno sanitario nazionale secondo il 6° rapporto della Fondazione Gimbe

Il fabbisogno sanitario nazionale secondo il 6° rapporto della Fondazione Gimbe

Roma, 10 ottobre 2023 – Un numero di infermieri insufficiente, un gap di spesa sanitaria con la media dei Paesi Ocse di 829 euro che nel 2022 è stata pari a 48,8 miliardi di euro e un finanziamento pubblico fatto di continui tagli. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal 6° Rapporto presentato oggi da Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale, che per la fondazione è ormai giunto "al capolinea". "Il tempo della manutenzione ordinaria è finito, è giunto il tempo delle scelte", scandisce il presidente Nino Cartabellotta, illustrando il corposo dossier di 160 pagine e lanciando un appello per un "rilancio del Ssn".

Le cifre

I dati di Gimbe parlano chiaro. Ad esempio, complessivamente rispetto alla media dei Paesi europei, nel periodo 2010-2022 la spesa sanitaria pubblica italiana è stata inferiore di (345 miliardi di euro. E per colmare il divario pro-capite con la media dei Paesi europei attestato nel 2022, al 2030 si stima un incremento totale di 115,9 miliardi di euro, ovvero a partire dal 2023 un finanziamento costante pari a 14,49 miliardi di euro per anno. "Cifre palesemente irraggiungibili per la nostra finanza pubblica", rimarca Cartabellotta.

E ancora – evidenzia il rapporto –  il fabbisogno sanitario nazionale (Fsn) dal 2010 al 2023 è aumentato complessivamente di 23,3 miliardi di euro: in media 1,94 miliardi per anno, ma con trend molti diversi tra il periodo pre-pandemico (2010-2019), pandemico (2020-2022) e post-pandemico (2023)". "Ma tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno tagliato o non investito adeguatamente in sanità", evidenzia Gimbe.

Il periodo 2010-2019 è stato "la stagione dei tagli" (oltre 37 miliardi di euro di cui circa 25 miliardi nel quinquennio 2010-2015 come conseguenza di tagli previsti da varie manovre finalizzate al risanamento della finanza pubblica). In 10 anni il Fsn è aumentato complessivamente di 8,2 miliardi di euro, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell'inflazione media annua (1,15%)". Negli anni 2020-2022, "la stagione della pandemia, il Fsn è aumentato complessivamente di 11,2 miliardi di euro, crescendo in media del 3,4% annuo. Tuttavia, questo netto rilancio del finanziamento pubblico – precisa la fondazione – è stato di fatto assorbito dai costi della pandemia Covid-19, non ha consentito rafforzamenti strutturali del Ssn ed è stato insufficiente a tenere in ordine i bilanci delle Regioni".

Si arriva quindi al periodo 2023-2026, "il presente e il futuro prossimo". L'ultima legge di Bilancio "ha incrementato il Fsn per gli anni 2023, 2024 e 2025 rispettivamente di 2.150 milioni, 2.300 milioni e 2.600 milioni di euro. Nel 2023 - continua il report - 1.400 milioni sono stati destinati alla copertura dei maggiori costi energetici. Dal punto di vista previsionale, nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) 2023, approvata lo scorso 27 settembre, il rapporto spesa sanitaria/Pil precipita dal 6,6% del 2023 al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026. In termini assoluti, nel triennio 2024-2026 si stima un incremento della spesa sanitaria di soli 4.238 milioni di euro (+1,1%)". Gimbe rileva anche che "nel 2022 e nel 2023 l'aumento percentuale del Fsn è stato inferiore a quello dell'inflazione: nel 2022 l'incremento del Fsn è stato del 2,9% a fronte di una inflazione dell'8,1%, mentre nel 2023 l'inflazione al 30 settembre acquisita dall'Istat è del 5,7% a fronte di un aumento del Fsn del 2,8%".

Infermieri dipendenti per ogni mille abitanti (Fonte 6° rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale)
Infermieri dipendenti per ogni mille abitanti (Fonte 6° rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale)

I numeri di medici e infermieri

Gimbe poi si sofferma su chi lavora nella Sanità, evidenziando che se il numero dei medici che lavorano in Italia nelle strutture sanitarie è lievemente sopra la media Ocse, lo stesso non si può dire degli infermieri che risultano essere "ben al di sotto". Secondo i dati del rapporto, infatti, nel 2021 sono 124.506 i medici che lavorano nelle strutture sanitarie: 102.491 dipendenti del Ssn e 22.015 dipendenti delle strutture equiparate al Ssn. La media nazionale è di 2,11 medici per mille abitanti, con un range che varia dagli 1,84 di Campania e Veneto a 2,56 della Toscana, con un gap del 39,1%. Nel 2021 sono invece 298.597 gli infermieri che lavorano nelle strutture sanitarie: 264.768 dipendenti del Ssn e 33.829 dipendenti di strutture equiparate al Ssn. La media nazionale è di 5,06 per mille abitanti, con un range che varia dai 3,59 della Campania ai 6,72 del Friuli Venezia Giulia, con un gap dell'87,2%. Con questi dati, l'Italia si colloca sotto la media Ocse (6,2 contro 9,9 per mille abitanti).

Il nuovo sistema di garanzia delle Regioni in ambito sanitario
Il nuovo sistema di garanzia delle Regioni in ambito sanitario

Italia spaccata in due

Il rapporto di Gimbe evidenzia poi come in Italia la frattura tra Nord e Sud sia oramai "strutturale". "E questo - dice ancora il presidente Cartabellotta - compromette l'equità di accesso ai servizi sanitari e gli esiti di salute e alimenta un imponente flusso di mobilità sanitaria dalle regioni meridionali a quelle settentrionali". Da qui la richiesta, fatta da Gimbe in audizione presso la Commissione Affari costituzionali del Senato, di eliminare la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. "Perché l'autonomia differenziata in sanità legittimerebbe normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute", conclude Cartabellotta che guarda alla 'Missione Salute del Pnrr' per "potenziare il Servizio sanitario nazionale". Il rischio è "indebitare le generazioni future per finanziare solo un costoso 'lifting' del Ssn".

Un piano di rilancio in 14 mosse

La fondazione Gimbe lancia un piano in 14 punti per salvare la sanità pubblica e il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione, invocando "un Patto sociale e politico che prescinda da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi". Quattordici mosse che vanno dalla riduzione degli sprechi e delle inefficienze a una normazione dell'integrazione pubblico-privato, passando per un finanziamento pubblico alla ricerca clinica indipendente alla promozione di competenze digitali nella popolazione e nei professionisti della sanità.