Sei arbitre in Qatar. Dove i diritti non sono per tutte

Migration

Doriano

Rabotti

Vien voglia di sperare che sia una bella notizia, anche in questi tempi barbari in cui è molto difficile distinguere il vero dal social, l’onestà delle intenzioni dalla propaganda.

Vien voglia di sperare che la presenza di sei donne nel gruppo di arbitri che dirigerà le partite del prossimo mondiale di calcio, a novembre in Qatar, sia un bel segnale d’apertura per una terra che da anni è sotto la lente della comunità internazionale per i diritti civili negati alle donne.

Ci saranno la francese Stéphanie Frappart, rivoluzionaria del ruolo che ha già diretto anche in Champions League maschile, la ruandese Salima Mukansanga e la giapponese Yoshimi Yamashita, a fischiare, mentre a bordo campo correranno le guardalinee Neuza Back (Brasile), Karen Díaz Medina (Messico) e l’americana Kathryn Nesbitt. E almeno lì ci sarà anche l’Italia: senza gli azzurri di Mancini, saremo rappresentati da Daniele Orsato, dagli assistenti Carbone e Giallatini, da Irrati e Valeri al Var. Ma fin qui sarebbe soltanto sport.

E invece nel caso delle donne col fischietto è qualcosa di diverso, è una partita contro il catenaccio del pregiudizio che inizia e finisce fuori dal rettangolo di gioco, vale molto di più del risultato sul tabellone o negli almanacchi. Non possiamo sapere oggi se la convocazione della Fifa, la federcalcio mondiale, avrà l’effetto di aprire occhi e menti. La Fifa si sta impegnando molto per dimostrare la bontà della scelta dell’emirato arabo (che controlla anche il Paris Saint-Germain) come sede del mondiale, scelta contestata dai calciofili perché ha imposto di giocare a novembre, dagli altri per la questione dei diritti umani, un po’ più importanti dei dubbi di stagione.

Il Qatar è stato il primo emirato a concedere il voto alle donne, ma è anche il Paese dove una donna messicana coinvolta proprio nell’organizzazione della rassegna calcistica, dopo essere stata stuprata nel 2021, tre mesi fa si è vista condannare dal tribunale a 100 frustate e 7 anni di carcere per relazione extraconiugale, e per fortuna che nel frattempo era riuscita a tornare in Messico... È per sentenze come questa, che la partita delle donne col fischietto non sarà solo sportiva. È facile immaginare che vedendole, qualche bambina qatariota possa sognare un giorno di imitarle.

Il successo vero sarà rendere avverabile quel sogno.