di Giovanni Spano
SCANDICCI (Firenze)
Le recriminazioni per un lavoro edile finito male. Soldi in ballo, dare e avere. Un rancore datato ma non antico, alimentato da litigi furiosi e minacce. Fino a diventare odio. Tommaso Dini, 50 anni, agente immobiliare, un presente da immobiliarista che acquistava, frazionava, ristrutturava, rivendeva, e da socio in alcune attività di ristorazione, sapeva di avere un nemico giurato. Se l’è trovato di fronte ancora una volta, all’improvviso, alle 2 di notte in piazza Matteotti o del Comune vecchio, vicino a un kebab aperto. Da lì è schizzato fuori l’aggressore, aveva visto Dini passare davanti. Il faccia a faccia è stato fatale: l’ira, l’odio di Ilir Leba, 47 anni – manovale albanese titolare col fratello di una piccola impresa edile forse in passato entrata in un lavoro con la vittima – gli hanno armato la mano con un coltellaccio.
Le parole, le offese, le urla: poi ha vibrato fendenti a ripetizione, all’impazzata – una quindicina sembra – colpendo il suo nemico al torace, a una gamba. Dini, tipo robusto che certo non si sarebbe fatto buttare giù da un cazzotto, sia pure ben assestato, ha potuto solo tentare di ‘difendersi’, a mani nude, con la forza della disperazione. Quando si è accasciato nella via imbrattandola del suo sangue, tanto sangue, l’assassino è fuggito. A piedi. Ha gettato il coltello. I testimoni che erano nel kebab ancora aperto, vicino a dove Dini aveva gestito un’agenzia immobiliare, hanno visto tutto: l’incontro (casuale, pare) tra i due, il litigio e l’aggressione feroce. Non hanno potuto fermare Ilir, neppure i suoi amici. Un paio di presenti hanno cercato di bloccare l’emorragia a Dini stringendogli una cintura sopra le ferite alla gamba colpita. Trasportato nel vicino ospedale Nuovo San Giovanni di Dio in condizioni gravi, incosciente, ha superato la notte. Si è sperato che potesse farcela. Numero e profondità delle lesioni a organi e vasi sanguigni, hanno indotto nella mattinata i chirurghi a tentare l’operazione. Le emorragie interne irreversibili hanno portato al decesso dell’imprenditore. Lascia moglie e due figlie minorenni.
Le indagini dei carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Scandicci si sono avvalse delle telecamere di sorveglianza e delle diverse testimonianze ’probanti’ dei presenti nel kebab. I carabinieri hanno continuato a lavorare tutta la notte alla ricerca del coltello (non trovato). Undici ore più tardi – e due-tre prima che Dini spirasse – Ilir è andato in caserma. Voleva fare dichiarazioni, ammissioni, tuttavia i carabinieri non lo hanno interrogato né hanno raccolto dichiarazioni spontanee, scegliendo di continuare a cercare prove. Solo poi lo hanno arrestato per omicidio volontario, sentito il pm di turno Carmine Pirozzoli. In pratica senza che fosse trascorsa la flagranza.