Vienna, 16 agosto 2023 - Natascha Kampusch, 35 anni, oggi è una scrittrice affermata. Il 23 agosto 2006 da Vienna la sua storia fece il giro del mondo. Natasha raccontò di essere fuggita dal suo rapitore-aguzzino, Wolfang Prikopil, che morì quello stesso giorno.
L’uomo, 36 anni, tecnico elettronico ossessionato da Hitler, dalle pulizie e dalla magrezza, l’aveva rapita il 2 marzo 1988 mentre andava a scuola. E ne aveva fatto la sua schiava, anche sessuale.
La storia di Natascha Kampusch
Natasha ha svelato di essere stata tenuta segregata e schiava in quegli 8 anni, quando ormai tutti la davano per morta. Il suo mondo: una prigione sotterranea, una stanza di 3 metri per 4, l’accesso ricavato sotto il garage nella casa del suo rapitore.
I lunghi capelli chiari, il viso sorridente, lo sguardo sicuro: così appare oggi nelle foto l’ex bambina, che è stata anche presentatrice tv. Ha ereditato come ’risarcimento’ la casa dell’orrore, e ne paga ancora le bollette.
Natascha e il cyberbullismo
Ma il suo calvario non è finito 17 anni fa. Perché dopo la prima ondata di solidarietà internazionale, Natascha è stata presa di mira sulla Rete. Al cyberbullismo ha dedicato un libro, pubblicato nel 2019. Prima aveva scritto “3096 giorni“ - la sua opera più famosa, quel numero lo ricorderà per sempre perché è la durata della sua prigionia -, e “Dieci anni di libertà”. La sua storia è stata raccontata in film e documentari.
La persecuzione in Rete
"Muori, perché non torni in cantina e ci resti”. “Perché non sia fuggita prima dalla cantina”. Questi alcuni dei messaggi con cui gli haters hanno bersagliato Natascha. E lei ha confidato nelle interviste di aver avuto paura anche ad uscire di casa. Insomma paradossalmente è stato come rivivere un incubo, la vita nella stanza insonorizzata e senza finestre, invisibile agli occhi del mondo.
I punti da chiarire
Nel corso degli anni, le indagini hanno cercato di fare luce su alcuni aspetti che erano rimasti in ombra in questa storia incredibile. “Mi ha dato poco da mangiare, mi ha umiliato, mi ha lasciato fare lavori pesanti, mi ha rasato la testa, ammirava Adolf Hitler e voleva che mi sentissi come le vittime naziste”, ha raccontato Natascha in una delle ultime interviste. Wolfang Prikopil con il tempo le aveva concesso alcune ’licenze’, come quella di lasciare la ’cantina’ e di salire in casa, soprattutto per fare le pulizie. Ma davvero l’uomo ha fatto tutto da solo? Il rapimento di Natascha in origine era su ‘commissione? Domande che ancora oggi restano senza risposta.