Sabato 27 Aprile 2024

Scandalo in Germania Editore intercettato "Nell’ex Ddr sono tutti fascisti e comunisti"

Bufera per le chat private di Mathias Döpfner, proprietario della Bild. Ma il concorrente Der Spiegel lo difende: "In tanti la pensano come lui".

Scandalo in Germania  Editore intercettato  "Nell’ex Ddr sono tutti  fascisti e comunisti"

Scandalo in Germania Editore intercettato "Nell’ex Ddr sono tutti fascisti e comunisti"

di Roberto Giardina

I giornalisti non dovrebbero far notizia, almeno in Germania, ma da giorni fa scandalo quel che pensa di emigrati musulmani e dei tedeschi dell’est, Mathias Döpfner, il potente capo del gruppo editoriale Springer, a cui appartiene la Bild, il più diffuso quotidiano d’Europa. Una rivelazione scorretta, perché Die Zeit, il settimanale di Amburgo diretto dall’italotedesco Giovanni Di Lorenzo, giovedì scorso ha pubblicato le mail private e le dichiarazioni in chat di Döpfner, 60 anni compiuti a gennaio. Döpfner ha detto che gli Ossis, come vengono chiamati ironicamente i cittadini della scomparsa Ddr, sono tutti fascisti o nostalgici comunisti. E che i profughi musulmani si integrano difficilmente e non rispettano la morale di noi europei.

Per il codice di autocomportamento della stampa, è vietato rivelare l’etnia dei protagonisti dei fatti di cronaca. Ma a volte non si capisce un fatto, come per gli atti di terrorismo, se non si rivela da dove proviene il presunto colpevole. La Bild, di solito, è la prima a dare la notizia completa. Per la Ddr, oltre 30 anni dopo la caduta del muro, non c’è speranza, non resta che trasformarla in zona agricola con salario unico. Ovvio che a Berlino e nelle regioni orientali siano scandalizzati e si chiedano le dimissioni di Döpfner, che per sei anni è stato anche presidente della federazione editori di quotidiani. Ma l’editore è difeso persino da Der Spiegel, settimanale da sempre aperto avversario del gruppo conservatore Springer: "Sono molti a pensare come Döpfner, lui è uno dei pochi a dirlo apertamente". In quanto alla Ddr per la verità già adesso un quinto riceve solo il salario minimo, e appena il 9% dei manager in Germania è nato all’est. L’Afd, il partito dell’estrema destra, in alcune zone è il più votato.

La Zeit ha diffuso anche le mail in cui Döpfner difendeva il direttore della Bild, Julian Reichelt, accusato di molestie da alcune sue giornaliste. Leale, ma colpevole per le leggi del #MeToo. Reichlet si dovette dimettere.

La Bild vende oggi un milione e 50mila copie, lontana dal record di 4,5 milioni. Ma anche oggi nessun politico può fare a meno di leggere il popolare quotidiano. L’altro quotidiano del gruppo, Die Welt, è sceso a 88mila copie: 30 anni fa sfiorava le 200mila. La crisi ha colpito anche Der Spiegel, sceso da oltre un milione a 700mila copie. Ma Döpfner è riuscito a salvare i conti del gruppo, che ha oltre 16mila dipendenti e un fatturato di 3,1 miliardi. Friedel Springer, la vedova di Axel Springer, l’ha nominato come erede perché resti a guidare il gruppo creato dal marito nel dopoguerra.