Scandalo abusi, Ratzinger non ci sta "Pronto a difendermi dalle accuse"

A Benedetto XVI viene contestato di non aver preso provvedimenti adeguati quando era vescovo in Baviera. Tutto parte dalla denuncia di un uomo che sostiene di aver subito molestie da un prete. La vicenda è del 1980

di Nina Fabrizio

I dettagli sono tutti da definire giacché chi lo conosce bene sa che ormai da almeno due anni è completamente afono, comunica in forma scritta ed è molto debilitato nel fisico come non potrebbe essere diversamente a 95 anni compiuti. Potrebbe così affidarsi a una memoria scritta o alla elaborazione di alcune risposte attraverso uno studio di legali già incaricato che costituirà la sua difesa. Ma la decisione è presa: il Papa Emerito Benedetto XVI, ‘inseguito’ da anni dal caso del predatore seriale padre Peter H., condannato recidivo per abusi sessuali su minori, si difenderà nel tribunale distrettuale tedesco di Traunstein in una causa civile intentata contro di lui da una delle vittime del famigerato orco pedofilo. Una decisione che intanto gli risparmierebbe una più che probabile sentenza in contumacia.

L’azione civile nasce quest’estate, intentata da una delle vittime di “H.”, un uomo abusato negli anni ‘70 che ha accusato di insabbiamenti Joseph Ratzinger che era arcivescovo di Monaco e Frisinga tra il 1977 e il 1982, la diocesi dove l’aggressore fu trasferito apparentemente per un periodo di “trattamento terapeutico”. La vittima ha sporto denuncia anche contro il successore di Ratzinger, il cardinale Friedrich Wetter. I contorni di questa vicenda emersero una prima volta già nel corso del “regno” di Benedetto XVI quando Ratzinger fu messo sotto accusa per “comportamenti erronei” nella gestione di preti pedofili a Monaco.

Allora le responsabilità sulla vicenda di ‘padre Peter H.’, rimesso a contatto con i fedeli nonostante fosse nota la sua pericolosità, vennero attribuite a un sottoposto. Ma nuova luce sulla mala gestio, in particolare nel trattare il caso del sacerdote predatore, è emersa nel gennaio scorso dal rapporto indipendente sugli abusi sessuali nell’arcidiocesi bavarese, guidata dal Papa Emerito per un quinquennio.

"Se la Chiesa cattolica e gli imputati, ad eccezione del famigerato recidivo H., si attengono a ciò che viene costantemente dichiarato pubblicamente da tutti gli attori della Chiesa, vale a dire rispettare il loro obbligo cristiano e riconoscere l’ingiustizia che è stata commessa, la causa avrà successo", ha spiegato l’avvocato del querelante Andreas Schulz, "se non lo fanno, il danno reputazionale aumenterà e la Chiesa cattolica accelererà l’erosione della fede". Secondo Schulz, inoltre, il giudizio in sede civile significa molto per il suo cliente: "L’effetto curativo di una causa riuscita gli dà la soddisfazione che la Chiesa non è stata in grado di fornire". In effetti, quello che potrebbe accadere dopo il 24 gennaio, quando scadranno i termini per presentare la difesa, è l’emissione di una condanna di risarcimento, un modo per la vittima di ottenere una ammissione di responsabilità.

Da parte sua Ratzinger, che naturalmente non si allontanerà dal monastero Mater Ecclesiae in Vaticano dove risiede dalla storica rinuncia del 2013, è sereno: “Ben presto – aveva detto proprio quando, a seguito della pubblicazione dell’inchiesta indipendente, la sua condotta come arcivescovo a Monaco era stata messa alla berlina dall’opinione pubblica mondiale – mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita”, un giudice “giusto, amico e fratello” che “mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.