Giovedì 18 Aprile 2024

Applauso polemico ai cinque minuti teatrali. Ora Pereira ci ripensa

Esordio flop per la novità introdotta dal sovrintendente austriaco, che punta sia a tutelare le maschere dagli insulti di chi si presenta in platea fuori tempo massimo che a varare una nuova stagione di tolleranza in vista dell’arrivo di migliaia di spettatori stranieri nei sei mesi dell’Expo di Nicola Palma

Il Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala

Milano, 18 dicembre 2014 - «Allora, cominciamo!». Ore 20.00 di martedì sera, alla Scala c’è il Fidelio di Beethoven. La protesta pacifica contro i cinque minuti teatrali inizia da un palco: qualcuno urla «Noi ci siamo», due spettatori applaudono. In pochi secondi, il battimani si diffonde. Il messaggio del pubblico è piuttosto chiaro, o almeno così lo interpretano i professori d’orchestra già in buca: iniziate a suonare, il Piermarini non aspetta i ritardatari. Il sovrintendente Alexander Pereira si alza e sorride, poi allarga le braccia come a dire: non sarà mica la fine del mondo. Alle 20.05 parte la musica, come da nuovo ordine di servizio inviato una settimana fa. Esordio flop per la novità introdotta dal sovrintendente austriaco, che punta sia a tutelare le maschere dagli insulti di chi si presenta in platea fuori tempo massimo che a varare una nuova stagione di tolleranza in vista dell’arrivo di migliaia di spettatori stranieri nei sei mesi dell’Expo. Della questione, centrale per molti lavoratori della Fondazione, si è parlato pure ieri mattina nel corso di una riunione sindacale. E proprio in quella sede, riferisce qualche delegato, il manager avrebbe manifestato la disponibilità a fare retromarcia, dimostrandosi ancora una volta aperto al dialogo: «L’ho fatto per proteggere il personale di sala – avrebbe affermato Pereira – ma se ho sbagliato posso tornare indietro». La sensazione: si va verso una retromarcia per una scelta che avrebbe dovuto rimanere nelle quattro mura scaligere e che invece la pubblicità ha reso di fatto priva di effetti pratici. Ultima nota per un altro genere di applausi, quelli «negati» al coro al termine dello spettacolo del 7 dicembre: come chiarito al tavolo, i battimani del pubblico fanno parte della prestazione e quindi vanno eventualmente pagati come straordinario in caso di sforamento dell’orario.

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