Lunedì 29 Aprile 2024

San Marino processava gli omosessuali Ora ha il primo presidente gay al mondo

Nel 2004 un referendum ha cancellato il reato. Paolo Rondelli, 58 anni, diventa uno dei capitani reggenti

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di Donatella Filippi

Fino al 2004 a San Marino l’omosessualità era considerata un reato da punire con il carcere. Da ieri la piccola Repubblica è il primo Stato al mondo ad avere un capo di Stato dichiaratamente gay. Paolo Rondelli, 58 anni, ex vicepresidente di Arcigay Rimini, è uno dei due Capitani Reggenti del Titano, insieme a Oscar Mina della Democrazia cristiana. Resteranno in carica per i prossimi sei mesi, fino a quando il Consiglio grande e generale, il parlamento sammarinese, eleggerà i successori. Quattro lauree, esponente del movimento civico Rete e dirigente della Pubblica amministrazione in pensione, Rondelli è anche stato a lungo ambasciatore di San Marino negli Stati Uniti. In tema di diritti civili negli ultimi 18 anni la Repubblica a due passi dalla Romagna ha fatto diversi passi avanti. Dal 2004, anno in cui l’omosessualità fu depenalizzata, a suon di referendum e riforme il Titano si è messo al passo con i tempi. Nodo cruciale il 2018 quando sono state approvate le unioni civili. Restando in tema di libertà e diritti, nel 2021 è stato approvato anche il referendum sull’aborto. In realtà, il divieto per l’omosessualità è stato abolito a San Marino nel 1864, ma nel 1974 si adottò un nuovo codice penale che conteneva l’articolo 274.

Articolo in base al quale i rapporti omosessuali potevano essere puniti con la reclusione da 3 mesi a un anno, se fossero stati continuati abitualmente o avessero causato uno scandalo pubblico, ma non vi è alcuna testimonianza che quell’articolo sia mai stato applicato. Articolo abrogato soltanto 30 anni dopo, appunto nel 2004. In tempi più recenti, tre anni fa, il parlamento sammarinese ha anche approvato una proposta per aggiungere il termine ‘orientamento sessuale’ nella Costituzione. Proposta non approvata in Consiglio con la maggioranza qualificata di 39 voti, e così il testo è stato sottoposto a referendum. Il 71,46% dei cittadini sammarinesi ha detto un sì forte e chiaro. Ieri un’altra tappa di un percorso di 20 anni con l’elezione alla Suprema Magistratura di Rondelli.

Ieri sul Titano alla cerimonia di insediamento dei nuovi Capitani Reggenti che si ripete ogni sei mesi dal 1243, era presente anche la senatrice del Pd, Monica Cirinnà, prima firmataria della legge che ha istituito le unioni civili in Italia. "Uno dei due nuovi Capitani Reggenti è un mio amico e compagno di battaglie: Paolo Rondelli – scrive sui social – che ringrazio per avermi voluta qui al suo fianco. Paolo è un uomo di immensa cultura e di grande esperienza diplomatica e politica. Ha lottato per i diritti delle donne e delle persone Lgbt+, a San Marino e non solo: è stato anche attivista e vicepresidente di Arcigay Rimini. È una giornata storica, che mi riempie di gioia e di orgoglio, perché Paolo Rondelli sarà da oggi e per i prossimi sei mesi il primo capo dello Stato appartenente alla comunità Lgbt+, non solo a San Marino, ma nel mondo".

Rondelli e Mina hanno preso il posto dei capi di Stato uscenti Francesco Mussoni e Giacomo Simoncini. Quest’ultimo in particolare, di recente accusato di molestie sessuali da una segretaria, un’ora dopo la fine del suo incarico ha reso nota una lettera nella quale si dice innocente. "Oggi, da libero cittadino – scrive l’ormai ex Reggente – posso affermare con fermezza di non aver fatto nulla di male, e di essere pronto a tutelare in ogni sede la mia onorabilità e la mia reputazione di politico, di consigliere e, soprattutto, di uomo". Simoncini si dice soprattutto pronto a fornire la ricostruzione di quanto avvenuto agli organi competenti. Secondo la versione della segretaria, Simoncini ancora da capo di Stato in carica si sarebbe denudato nel suo ufficio chiamando la donna con la scusa di una cerniera lampo difettosa. Secondo alcune indiscrezioni di Palazzo, il sospetto di una futura indagine a carico di un ex capo di Stato avrebbe prodotto delle modifiche all’antico cerimoniale del giorno dell’insediamento. Questo per evitare che l’oratore ufficiale, il ministro della Giustizia italiano Marta Cartabia, e Reggenti uscenti si incrociassero in una solenne cerimonia. Non poco, infatti, l’imbarazzo per la vicenda, causata all’ufficio della Reggenza in questi giorni e molto probabilmente del caso si tornerà a parlare per il Sindacato della Reggenza, una sorta di processo popolare istituito nel Medioevo, a cui vengono sottoposti gli ex capi di Stato al termine di mandato.