Venerdì 26 Aprile 2024

Riforma pensioni, Parigi in fiamme Barricate per il diritto al tempo libero

Da Montaigne a Voltaire, i grandi intellettuali transalpini hanno sempre esaltato la ricerca del piacere. Il Covid ha accelerato il processo: i francesi non vogliono lavorare di più, nonostante i conti pubblici

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di Giovanni Serafini

"Non posso far niente se non provo piacere": in questa frase dei Saggi di Montaigne troviamo già in embrione la concezione edonistica, libertaria e sotto sotto anarchica che periodicamente emerge nella società francese. Era il 1571 quando, stufo di fare il magistrato a Bordeaux, Montaigne diede le dimissioni e si chiuse in casa fra i suoi libri. Poteva permetterselo, ad appena 38 anni, perché aveva ereditato le terre e il titolo di Signore che suo padre si era guadagnato col sudore della fronte. "Voglio consacrare il resto della mia vita alla mia libertà, alla mia tranquillità e ai miei piaceri. Saper gioire dell’esistenza è una perfezione assoluta, direi quasi divina", scrisse nei suoi diari.

Per capire cosa stia succedendo in questi giorni di rivolta contro la riforma pensionistica voluta da Macron, bisogna proprio partire da qui, dall’affermazione del principio utopistico secondo cui il benessere e il piacere sono l’espressione suprema della libertà individuale. "Dobbiamo cercare la verità per trasformare la società ed essere felici", sentenziò Voltaire alla vigilia della Rivoluzione francese. A guardarci bene, questa rivendicazione assomiglia molto a quella che, in modo confuso e distorto, spinge oggi i francesi a rifiutare di andare in pensione a 64 anni (invece che a 62). Certo sanno benissimo che le Trente Glorieuses, i trent’anni della crescita economica dovuta al piano Marshall) fra il 1945 e il 1975, sono irripetibili. E sanno che un welfare a costo zero non può esistere: le pensioni debbono essere finanziate in qualche modo. Perché allora scendono in strada contro una riforma che pure sanno necessaria? Perché - e sono gli scrittori e i sociologi a spiegarcelo – non è tanto l’età della pensione a preoccuparli, quanto l’esigenza di una vita e di un lavoro diversi.

"Questa riforma ci porta via la possibilità di una vecchiaia serena. Abbiamo tutti il diritto di immaginare un’esistenza decente, consapevole e creativa anche nell’ultima fase della vita", dice il premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux.

Un sondaggio Ifop pubblicato da Le Monde rivela che il lavoro occupa un posto sempre meno importante nella vita quotidiana dei francesi: soltanto 1 su 5 lo ritiene prioritario. La stragrande maggioranza si ribella all’idea del metro-boulot-dodo, della routine scandita al ritmo di metropolitana-lavoro-sonno. Tutti auspicano che il lavoro lasci più spazi di vita intima e sia uno strumento di realizzazione personale, non solo un mezzo grazie al quale pagare affitto e bollette. Non è dunque un caso se la Francia è la patria delle 35 ore (meglio ancora se 30), oltre che dei 4 giorni lavorativi a settimana e dei 15 giorni di vacanza scolastica ogni 2 mesi (per consentire agli alunni, poverini, di andare a sciare o in campagna o al mare). È lo stesso messaggio che ispira Milan Kundera nel suo splendido romanzo La lenteur, scritto nel 1993: "L’epoca moderna, ossessionata dal demone della velocità, ha purtroppo dimenticato i tempi in cui l’uomo si concedeva il tempo di sognare, di sedurre, di amare e di pensare".

Il Covid e il telelavoro, poi, hanno accelerato la disaffezione di molti nei confronti di un lavoro organizzato in modi divenuti anacronistici. Dice Karine Sacco Pluquet, psicologa e psicoterapeuta: "La gente si è resa conto che esisteva la possibilità di vivere meglio, magari con meno soldi in tasca, ma con più tempo per sé e per la famiglia. I giovani in particolare sono sensibili alla conquista dei loro spazi personali. Per questo non hanno nessuna voglia di andare in pensione – ammesso che la pensione esista ancora in futuro – sacrificando anni preziosi della loro vita". Trapiantati nella cronaca rovente attuale, questi concetti diventano a loro volta incendiari: l’idea che Macron e il suo governo rubino qualche anno di libertà alla popolazione appare insopportabile e minaccia di innescare violenze nei prossimi giorni: scontri di piazza, devastazioni urbane, aggressioni fisiche. Esattamente come avvenne 4 anni fa, con i gilet gialli.