Domenica 2 Giugno 2024

Ricorso respinto, beffa bis per il baby atleta

Il ragazzo colpì con la palla (dopo una carambola) l’arbitro: 6 mesi di squalifica

UNITI I ragazzi mostrano la maglia con una scritta per solidarizzare con il loro compagno squalifica

UNITI I ragazzi mostrano la maglia con una scritta per solidarizzare con il loro compagno squalifica

Ponsacco, 20 gennaio 2015 - RESPINTO il reclamo presentato dal Ponsacco calcio per la vicenda riguardante il giovane calciatore Tommaso Gesi, il capitano dei Giovanissimi Provinciali squalificato per sei mesi con l’accusa di aver colpito un arbitro con una pallonata.

La vicenda, risalente all’ultimo scorcio del 2014, destò grande scalpore per l’entità della squalifica, soprattutto in relazione alla giovane età del ragazzo (stiamo parlando di un quindicenne). Non è stata di questo avviso però la Corte d’appello territoriale nell’esaminare il ricorso. Le motivazioni, riportate nell’ultimo bollettino ufficiale della Figc (delegazione provinciale di Pisa), parlano chiaro. Prima di tutto non sono state ritenute ammissibile le prove portate dal Ponsacco Calcio per scagionare Tommaso Gesi. Prove consistenti in una documentazione fotografica e in un elenco di nominativi di eventuali testimoni.

«LE UNICHE prove ammissibili – si legge nel provvedimento che respinge il reclamo - e, in pratica, le uniche fonti sono il rapporto arbitrale, il supplemento, i rapporti di eventuali assistenti di linea. Tali sono le regole – si legge ancora nel dispositivo – e tali sono i principi fondamentali del processo sportivo».

Le motivazioni che respingono il reclamo del Ponsacco naturalmente entrano anche nel merito della vicenda, partendo dallo “smontare” proprio la tesi della società rossoblu e cioè che nel gesto di Tommaso non ci fu volontarietà e che il pallone colpì l’arbitro solo in seguito ad una carambola. «L’arbitro afferma che il calciatore a fine gara insieme all’allenatore – si legge ancora nelle motivazioni della Corte d’Appello territoriale - ebbe a chiedere scusa confermando di essere l’autore del lancio del pallone. La dinamica dei fatti così come riferiti dall’arbitro e che peraltro collimano con la ricostruzione fatta dalla società – sottolinea la Corte - salvo il necessario distinguo sulla volontarietà non lascia dubbi sia sull’autore, sia sulla volontarietà stessa». La Corte d’Appello territoriale poi ammette che tuttavia la pallonata fu più un gesto di stizza che non un atto violento ma cioè non toglie, secondo i giudici sportivi di secondo grado, che “l’aver calciato il pallone nella direzione dell’arbitro è sanzionabile a livello di dolo eventuale, avendo il calciatore accettato il rischio che il pallone potesse colpire proprio l’arbitro”.

E SULLA PRESUNTA pesantezza della squalifica di sei mesi? La Figc qui fa addirittura capire che il giudice di primo grado era stato in qualche modo magnanimo visto che in fondo la pallonata non aveva comportato conseguenze fisiche per l’arbitro, ricordando che in altre occasioni per episodi del genere era stata combinata la squalifica di un anno, specialmente quando il protagonista è il capitano. Il Ponsacco Calcio naturalmente non l’ha presa bene e sul suo profilo Facebook ha esternato tutto il suo sdegno preannunciando possibili altre mosse per provare l’innocenza del ragazzo. Luca Calò