Venerdì 26 Luglio 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Hamas apre al piano di Israele. "Ma sulla tregua decide Sinwar". E il dopoguerra resta un rebus

Usa in pressing sui Paesi arabi. Netanyahu frena: la guerra finisce con l’azzeramento dei miliziani Ieri migliaia di dimostranti sono scesi in piazza a Tel Aviv per invocare un’intesa sugli ostaggi

Tel Aviv, 2 giugno 2024 – Con una mossa diplomatica spericolata, che ha colto di sorpresa lo stesso premier Benjamin Netanyahu, il presidente Joe Biden ha detto agli israeliani che la guerra a Gaza "è giunta al suo momento decisivo" e che è possibile adesso "metterle fine in maniera duratura" assieme al rilascio degli ostaggi. In un discorso pronunciato nella serata di venerdì – proprio nel momento in cui sono più seguiti i telegiornali delle reti nazionali israeliane e mentre i ministri religiosi erano lontani dai televisori per il riposo sabbatico – Biden ha illustrato, per la prima volta in dettaglio, le proposte aggiornate inoltrate da Israele a Hamas, suddivise in tre fasi. Ma ha anche avvertito che per Israele sarebbe controproducente proseguire la guerra all’infinito: un implicito riferimento all’obiettivo di Netanyahu della ricerca di una ‘vittoria assoluta’. "Nel governo israeliano – ha notato – c’è chi vuole la occupazione di Gaza, combattere per anni, e che non vede una priorità nella liberazione degli ostaggi". "Alzate la voce, non potete farvi sfuggire questo momento" ha esclamato Biden rivolto idealmente alle piazze di Israele. Ieri migliaia di dimostranti, guidati da familiari degli ostaggi, sono tornati a raccogliersi a Tel Aviv per esigere dal governo e dai parlamentari che accolgano in pieno l’appello del presidente degli Stati Uniti.

Palazzi distrutti nella città di Khan Younis nella Striscia di Gaza (Ansa)
Palazzi distrutti nella città di Khan Younis nella Striscia di Gaza (Ansa)

In parallelo la diplomazia Usa fa leva anche su diversi governi (Qatar, Turchia, Egitto) perché inducano Hamas ad assecondare questi piani. E da Hamas sono giunte parole possibiliste relative ad una "tregua permanente", accompagnata da uno scambio di prigionieri, da un ritiro totale di Israele e dal ritorno degli abitanti di Gaza alle loro case. In particolare Hamas esige un impegno degli Usa a fare da garante alle intese, una volta fossero raggiunte. In ogni caso, ha ribadito, decide il leader Sinwar, e non deporrà mai le armi.

Mentre Biden ha sostenuto che ormai "Hamas non è più in grado di ripetere un attacco come quello del 7 ottobre", ieri Netanyahu è tornato invece a esprimere scetticismo: "Le condizioni di Israele per porre fine alla guerra – ha ribadito – non sono cambiate: la distruzioni della capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione degli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele". "L’idea che Israele accetti un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte – h avvertito – è un ‘non-inizio’".

Il piano israeliano descritto da Biden prevede una prima fase di 42 giorni con la liberazione di ostaggi vivi e morti e di prigionieri palestinesi, il ritorno della popolazione di Gaza alle proprie abitazioni, assieme con un cessate il fuoco totale e con l’avvio di negoziati sulla seconda fase. Così dovrebbero essere definite le condizioni per una cessazione definitiva delle ostilità, per un ulteriore scambio di prigionieri ed ostaggi e per il completamento del ritiro di Israele. Nella terza fase inizierebbe la ricostruzione di Gaza: prevedibilmente della durata di anni, con il sostegno di Paesi arabi. Secondo Biden, resta aperta la possibilità per Israele di avvalersi del sostegno dell’Arabia Saudita. Ma il passaggio fra queste fasi resta critico e lascia aperti ancora diversi punti di dissenso. Israele in particolare si riserva il diritto di riprendere I combattimenti in ogni momento "se Hamas violasse gli impegni" di un futuro accordo.

L’intervento di Biden è giunto in un momento molto delicato nella politica israeliana, mentre sta per scadere l’ultimatum lanciato a Netanyahu dal suo partner centrista Benny Gantz di lasciare il governo se il premier non elaborerà fin d’ora i piani della futura gestione di Gaza, una volta neutralizzato Hamas. "Gli israeliani hanno ormai perso fiducia nel governo, dobbiamo andare ad elezioni anticipate già questo autunno" ha detto Gadi Eisenkot, il compagno di partito di Gantz che fa parte del gabinetto di guerra. Yair Lapid, il capo della opposizione parlamentare, si è pure espresso per elezioni anticipate. Ha comunque assicurato Netanyahu che lo appoggerà alla Knesset se marcerà lungo la via indicatagli da Biden. Ma due ministri di estrema destra, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, minacciano di far cadere il governo.