di Antonella Coppari Giuliano Amato ci mette la faccia. E si presenta di persona ai cronisti per illustrare le decisioni della Corte sui referendum: 3 respinti, 5 promossi. "C’è stato un orientamento in alcuni casi unanime, in altri prevalente", racconta. I quesiti ammessi riguardano tutti la giustizia, ragion per cui molti scorgono un filo rosso con il duro discorso di Sergio Mattarella il giorno del giuramento per il bis. Di sicuro, la scelta che inaugura il nuovo corso della Consulta deriva, almeno in parte, dalle polemiche suscitate dalla bocciatura del referendum sull’omicidio del consenziente. "Leggere o sentire che chi ha preso la decisione non sa cosa sia la sofferenza mi ha ferito, ha ferito tutti noi", dice il neo presidente della Consulta. I termini, spiega, sono fuorvianti: "La parola eutanasia ha portato tutto questo. Ma il referendum era sull’omicidio del consenziente, che sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi dall’eutanasia". Il pelo nell’uovo? Nessuno lo ha cercato, assicura il dottor Sottile, nemmeno negli altri due quesiti dichiarati inammissibili ieri. Entrambi destinati a provocare delusioni e polemiche. Specie quello sulla cannabis, "io dico su sostanze stupefacenti", sottolinea Amato. "Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali". L’alto numero di firme raccolte, assieme al fatto che tocca temi forti per l’opinione pubblica al pari di quello sulla ’dolce morte’, hanno l’effetto dell’alcol sul fuoco. "Un colpo alla democrazia", lamentano i promotori. L’altra bocciatura riguarda la responsabilità civile dei magistrati: non ammesso perché non era abrogativo ma diventava di fatto propositivo, e questo è incostituzionale. Per quanto la decisione fosse prevista – sarebbe stato dirompente come un’esplosione nucleare – sottrae armi al fronte antigiustizialista. Berlusconi non nasconde la delusione: "Un’occasione persa", ne riassume gli umori Licia ...
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