Mercoledì 8 Maggio 2024

Prove di disgelo fra Conte e Italia Viva Il Pd avverte Renzi: se ti ribelli, resterai solo

Apertura del premier sulla task force per il Recovery: non interferirà con le decisioni. Mediazione possibile su giustizia e soldi alla sanità

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di Antonella Coppari

Parlare di disgelo sarebbe molto esagerato. Un piccolissimo passo avanti tra Conte e Renzi, però, c’è stato davvero. Lo ammette il coordinatore nazionale di Iv, Rosato, che di solito veste i panni del falco: "Qualcosa è cambiato". Più che ai fatti siamo ancora ai segnali. Quelli che Conte, determinato ad accelerare sul Recovery tanto da ipotizzare un consiglio dei ministri ad hoc tra il 26 e il 31 dicembre perchè "va bene discutere, ma andare oltre sarebbe imperdonabile" (il 28 la data più probabile), ha presentato ieri alle delegazioni di Pd e M5s per poi riproporli stamani a Iv e Leu, sono tratti ancora molto generali. La novità è che, accanto ai 6 capitoli più volte indicati, figura la riforma della giustizia. "Un pilastro", assicura il premier. Il percorso istituzionale sarà formalmente ineccepibile: Parlamento, revisione del testo con gli enti territoriali e le parti sociali, ritorno alle Camere, che avranno un mese per valutare. Conte indica la disponibilità a rivedere qualcosa di più concreto, come i 9 miliardi destinati alla Sanità che "riceve risorse dirette e trasversali".

E a rimodellare la cabina di regia che gestirà i fondi, anche attraverso i suggerimenti del gruppo di lavoro formato dai rappresentanti di maggioranza proposto dai grillini: "Faremo una riflessione ampia e condivisa. La Ue chiede un monitoraggio, ma la task force non sarà invasiva". Resta sul vago: pronto ad entrare nel dettaglio nell’incontro con i leader (assenti a questi vertici) in programma prima della fine dell’anno. Passi avanti che non permettono né a Conte né a Zingaretti di tirare sospiri di sollievo. Le dimissioni delle ministre di Iv restano in sospeso, Renzi continua a martellare sulla revisione della governance del Recovery, sull’abbandono della delega dei servizi segreti da parte di Conte e sul Mes, che vuole sia preso ora, devolvendo i 9 miliardi previsti per la Sanità a turismo e spettacolo.

Un modo anche per attaccare il ministro del settore, e cioè Dario Franceschini. Andare fino in fondo sul Mes significherebbe rendere inevitabile la crisi, visto che M5s blocca la strada. Il capo di Iv vuole tenersi una carta capace di provocare la crisi comunque vada a finire la trattativa sul Recovery plan, ma a farlo decidere saranno considerazioni politiche, rapporti di forza, l’esito della partita che si sta giocando intorno alla "inevitabilità" delle elezioni in caso di crisi. Al Nazareno insistono: "Se cade Conte, si vota", dice Vincenzo Amendola. Più pesante Franceschini: in caso di rottura della maggioranza, si andrebbe alle urne con questa legge elettorale, in modo da rendere ineluttabile la coalizione con 5stelle, Leu e una lista Conte. Resterebbe fuori per punizione Renzi, isolato e condannato alla scomparsa. Il leader di Iv non sembra prendere sul serio la minaccia: "Anziché occuparsi del dramma di spettacolo e turismo messi in ginocchio dal Covid, Franceschini gioca a fare l’aspirante presidente della Repubblica. È un bluff al quale non crede nessuno, probabilmente neanche lui", dice ai suoi. Per lui il Pd è diviso tra chi, come Franceschini, mira a un limitato rimpasto, chi come Zingaretti vorrebbe un Conte ter e chi non vedrebbe male un governo Draghi. In buona parte ha ragione.

A incoronare Conte leader della coalizione Zingaretti non ci pensa affatto, e nel Pd sanno che la via delle elezioni è una possibilità, non una certezza. Di "reale" c’è la minaccia di isolare Renzi, rifiutando ogni alleanza, se farà cadere il governo. È un argomento serio, di cui il leader di Iv dovrà tenere conto quando, tra pochi giorni, dovrà scoprire le carte e decidere se aprire la crisi al buio o accontentarsi di quel che Conte gli offrirà.