Giovedì 2 Maggio 2024

Pressing sul Vaticano Zelensky al Papa "Il piano di pace? Lo decide Kiev"

Faccia a faccia di quaranta minuti, ma pochi passi avanti . L’impegno sul salvataggio dei 19mila bimbi ucraini deportati.

di Nina Fabrizio

Il pressing di Zelensky Oltretevere alla fine c’è stato. Il presidente ucraino potrà rientrare a Kiev avendo incassato un colloquio cruciale e concretizzatosi in pochi giorni, per spostare il pendolo della fin qui ’equivicinanza’ di papa Francesco dalla parte del popolo ucraino. Ma è ancora presto per dire se il presidente ucraino otterrà anche quella condanna di Vladimir Putin che al netto dei 120 interventi pubblici contro la guerra in Ucraina pronunciati da Bergoglio, il suo popolo non ha ancora sentito.

Ieri, oltre le mura vaticane, nella sede semiufficiale dell’ufficio alle spalle dell’aula Paolo VI, di fronte a una Madonna di Lujan e un crocifisso in bella vista, papa Francesco ha tenuto più che altro la postura dell’ascolto. Oltre 40 minuti intensi, compreso il faccia a faccia con il ministro degli Esteri monsignor Gallagher, assente il suo superiore il cardinale Pietro Parolin, impegnato al santuario della Madonna di Fatima. "Per me è stato un onore incontrare Sua Santità, però lui conosce la mia posizione, la guerra in Ucraina e il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula della pace", ha sintetizzato Zelensky ai media italiani. Tradotto: nessuno stop alla controffensiva, nessun piano di pace che veda la cessione di territori, nessun cessate il fuoco senza un recupero di questi.

Un modo per mettere le mani avanti rispetto a un piano di pace vaticano che in realtà ancora non c’è, puntando la Santa Sede innanzitutto a un cessate il fuoco immediato e poi al tavolo negoziale. "Ho chiesto al Papa di condannare i crimini russi in Ucraina perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore. Dobbiamo ottenere una pace giusta. Gli ho offerto di unirsi alla sua attuazione", ha aggiunto Zelensky su Telegram. Il presidente ucraino ha comunque senz’altro mosso il cuore di Francesco. Si è presentato con la lista dei 19mila bambini deportati dai russi, uno straziante elenco di nomi e cognomi da salvare, una specie di Schindler’s list dell’era moderna.

"Sono urgenti gesti di umanità", afferma la scarna nota vaticana che parla per entrambi diffusa al termine. Francesco si riserva una riflessione approfondita prima di procedere ad ulteriori passi mentre non ci sono conferme né smentite su una sua lettera personale indirizzata al presidente russo, Vladimir Putin. Di certo, al di là delle dichiarazioni di facciata, Mosca è stata informata preventivamente dell’incontro con Zelensky. Oltre un anno dopo l’invasione russa, paradossalmente, in Vaticano la strategia, giocoforza, è la stessa del punto di partenza: fornire a Putin quella ’uscita onorevole’ che appare ancora come l’unica vera carta per cambiare il corso degli eventi.