Lunedì 29 Aprile 2024

Premiati gli autonomi e i bassi salari

Claudia

Marin

Lavoratori autonomi

e liberi professionisti innanzitutto. Ma anche, sia pure a distanza, lavoratori dipendenti con retribuzioni non elevate. E poi pensionati al minimo. E famiglie numerose. E’ questo il podio allargato di chi "guadagna" dalla prima manovra firmata Giorgia Meloni. A pagare il conto, invece, sono i pensionati del ceto medio e medio-alto che vedono tagliata drasticamente la rivalutazione degli assegni. Così come nessun vantaggio ottengono i redditi da lavoro dipendente della stessa fascia sociale. La "lettura" per categorie socio-economiche della legge di Bilancio offre spunti di riflessione che rientrano nelle premesse identitarie della maggioranza. Ma, dall’altro lato, lascia intravedere elementi inediti o, almeno all’apparenza, non in linea con quella impostazione.

La flat tax è un vessillo del centro-destra: dunque, nessuna sorpresa che i lavoratori autonomi possano trarre un beneficio aggiuntivo di 5-6 mila euro l’anno. L’aumento delle pensioni minime è stato il mantra di Silvio Berlusconi: non si arriva ai mille euro promessi, ma siamo comunque a 570 mensili (da 525 di oggi) e a 600 per gli over 75. E lo stesso vale per i nuclei familiari numerosi con il rialzo dell’Assegno unico. Il lavoro dipendente e i pensionati fino a 2.000-2.100 euro mensili (che, invece, non sono l’elettorato di riferimento del centro-destra, ma, in maggioranza, della sinistra) non escono a mani vuote: i primi incassano ill taglio del 3% del cuneo, i secondi la rivalutazione al 100% degli assegni.

È una batosta vera, però, quella che colpirà le pensioni da 2.100 (e, soprattutto, da 2.500 euro lordi): e questa è l’altra sorpresa di un governo di destra che finisce per usare il ceto medio a mo’ di bancomat, come Monti, Renzi, Letta o Conte.