Giovedì 25 Aprile 2024

Poliziotti trucidati e politici rapiti La vendetta talebana non dà scampo

In un video l’esecuzione del capo della polizia di Badghis. Ma è solo un esempio della ferocia del nuovo regime

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Altro che amnistia, e tutela dei diritti umani. La improbabile maschera dei talebani “moderni“ si sgretola sotto il peso delle loro contraddizioni. Ora e sempre è pugno di ferro. Esecuzioni sommarie, rapimenti, repressione delle manifestazioni di dissenso, caccia ai collaboratori degli occidentali e agli attivisti per i diritti civili, seguendo la stella polare della visione più ortodossa della Sharia. A questo si aggiunge il lento strangolamento dell’aeroporto di Kabul, per rendere nei fatti più difficile agli afghani che hanno le carte per lasciare il Paese di esercitare il loro diritto. Ma la parola “diritto“ pare sconosciuta agli studenti islamici.

Amnesty International denuncia il massacro di 9 hazara – la minoranza sciita nemica giurata dei talebani – avvenuto tra il 4 e il 6 luglio nella provincia di Ghazni: tre sono stati torturati fino a ucciderli, gli altri sei son stati ammazzati con raffiche di kalashnikov. Lo stesso destino capitato mercoledì a Haji Mullah Achakzai, il capo della polizia della provincia afgana di Badghis, che è stato catturato e poi giustiziato. In un agghiaccciate video che circola in rete lo si vede inginocchiato e bendato, e poi fatto fuori con raffiche di mitra. Giustiziato anche un parente di un giornalista afghano dell’emittente tedesca DW, mentre le abitazioni di molti altri giornalisti sono state perquisite e altri giornalisti sarebbero stati rapiti o uccisi. Anche i politici meno accomodanti sono nella lista nera dei talebani. Scomparsi nel nulla e probabili vittime di “lupara bianca“ sono il governatore della provincia orientale di Laghman, Abdul Wali Wahidzai e la governatrice del distretto di Chahar Kint, nella provincia settentrionale di Balkh, Salima Mazari, donna dalla schiena dritta e quindi doppiamente nel mirino. Scomparsi anche il capo della polizia di Laghman, Lotfullah Kamram e il capo della polizia di Ghazni, Mohammad Ghalji. Da più fonti giungono poi notizie di saccheggi – ad esempio nei consolati indiani di Herat e di Kandahar – e della creazione nelle varie province di vere e proprie “liste di proscrizione“ sulla base delle quali i soggetti non graditi vengono arrestati. Intanto, cinque siti web ufficiali dei talebani sono improvvisamente ‘spariti’ dalla Rete. Lo riporta il Washington Post, spiegando come non sia ancora chiaro se si tratti di un problema tecnico o di altro.

Sempre critica la situazione all’aeroporto di Kabul, sia sul fronte della sicurezza sia su quello della velocità delle evacuazioni. A oggi sono più di 18mila le persone imbarcate dagli americani da luglio, di cui 13mila dal 14 agosto. A queste ne vanno aggiunte alcune migliaia evacuate su voli privati organizzati dag Washington. Ma oggi ci sono 10 mila afghani che hanno completato i controlli di sicurezza e sono sotto la protezione delle truppe occidentali – tra le quali 5.800 americani – nell’aeroporto, ma che sono ancora in attesa di imbarcarsi. Sono imbottigliati. Giovedì sono partiti ben 16 aerei da trasporto C17 americani ma ieri il ritmo dei voli statunitensi è rallentato fino a fermarsi del tutto per oltre otto ore. Il problema, più che la disponibilità tecnica di voli è la saturazione della base in Qatar, dove vengono portati i profughi afghani prima di andare negli Stati Uniti: gli americani hanno chiesto alla Germania, che ha acconsentito, di mettere a disposizione la base di Ramstein.

C’è poi il problema di chi – essenzialmente afghani – non riesce a raggiungere la base per colpa dei check point talebani. E magari viene ferito dai colpi sparati in aria (che ricadendo a terra possono ferire o uccidere) dai talebani per cercare di alleggerire la pressione. È capitato anche a un cittadino tedesco (per fortuna la ferita non è grave) e a una decina di afghani, cinque dei quali ricoverati ieri nell’ospedale di Emergency a Kabul. Attorno alla base ieri sera stazionanavano dalle 8 alle 10 mila afghani, con un colossale ingorgo di auto e di persone. La preoccupazione di molti è che la situazione possa – senza la volontà di nessuno – precipitare per un qualche incidente e si possa arrivare a uno scontro diretto tra americani e talebani, che comporterebbe di fatto un intervento aereo americano a supporto delle truppe a terra e la fine dell’evacuzione degli afghani. Basterebbe una scintilla.

Alessandro Farruggia