Venerdì 26 Aprile 2024

Pessimo affare per l’Italia e l’Europa

Raffaele

Marmo

è chi rompe e c’è chi paga. È un po’ l’amaro apologo della fine del governo di Mario Draghi. Perché è sempre facile mandare per aria tutto quando il conto dello sfascio lo pagano gli altri. La fine improvvisa e improvvida dell’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce non è a costo zero per gli italiani e per i nostri partner e alleati europei e internazionali. Anzi, è un pessimo affare per l’ Italia e per l’Occidente. A trarne beneficio è solo Vladimir Putin: ma degli effetti negativi sulla saldezza del fronte atlantico nella guerra russo-ucraina e di quelli più complessivi sullo scacchiere mondiale si è detto e si è scritto ampiamente in queste settimane.

Vale la pena, qui, mettere l’accento su quanto possa rivelarsi deleteria la caduta non ordinata e, anzi, distruttiva del governo. Non c’è in gioco solo il cosiddetto "delta Draghi" per indicare la reazione nefasta di Borsa, spread e mercati finanziari, che pagheremo tutti in primo luogo come maggiori interessi sul debito pubblico: risorse che potevano essere destinate a quella agenda sociale che da Giuseppe Conte a Matteo Salvini hanno invocato a parole e che, invece, finiranno nelle tasche di chi ci presta i soldi.

Il punto-chiave è che con un esecutivo dimissionario scompariranno dal radar "anche" tutti quei provvedimenti e quegli interventi (dal salario minimo al taglio del cuneo fiscale, dagli sconti per l’energia alla soluzione dell’impasse Superbonus) che sarebbero serviti a dare ossigeno ai lavoratori e, principalmente a quelli più poveri, alle famiglie e alle imprese. Niente: qualsiasi prezzo (pagato da altri) andava bene per far fuori Draghi. Quel Draghi, però, che come sottolineava il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, in Europa vedevano come "un maestro", perché "quando al Consiglio europeo il presidente Draghi parla, tutti stiamo in silenzio e ascoltiamo. E non è una cosa che succede spesso".