Martedì 23 Aprile 2024

Perfino le code in autostrada sono poetiche

Davide

Rondoni

Sono tutti matti ? O tutti babbei ? O sono creature fantastiche? Osservo le code chilometriche verso il mare (e sapendo che pure treni e bus sono stati presi d’assalto) e rimango tra lo sconcertato e l’inquieto. Ingorghi annunciatissimi, prevedibili. Eppure tutti lì, la A1 e la A14 infinite trappole. Tutti verso l’azzurro del mare. Con una folle determinazione. Verso l’aria libera tra cielo e onde. Con una cieca fiducia, sperando contro ogni speranza. C’è qualcosa di dadaista nel gesto dell’impiegato padano che raccoglie fidanzata o amici o moglie e figli se ci sono, o anche in crudele solitudine, piazza le cose in macchina, e incurante di ogni avviso, di ogni buon senso, si mette in strada per Bellaria o Riccione o chissà quale altra destinazione gli pare meritevole di un’impresa epica e disperata.

In questo gesto compiuto simultaneamente da decine e decine di migliaia di persone tutte diverse ma tutte ugualmente determinate, c’è qualcosa di folle, di esasperato, o forse di segretamente poetico. Qualcosa tipo Ulisse che sfida le colonne d’Ercole. Se anche naufraga in ore e ore di traffico bloccato tra Modena Nord e Bologna Casalecchio ha negli occhi un sogno acceso, una meta fatale. Ma appunto l’episodio dell’Ulisse dantesco potrebbe suggerire un pensiero al nocchiero bloccato in onde di lamiera, fanali e asfalto. Si naufraga, come Dante dice di Ulisse, quando si presume di arrivare con la propria barchetta (o vettura) e fidandosi solo di se stessi al paradiso terrestre (e capisco che la Romagna ci assomigli!). Dante suggerisce di ascoltare guide come Virgilio, e soprattutto avere una Beatrice che ti illumini. E queste cose non sono surrogabili con Google-maps o altri furbeschi navigatori. Però a tratti sospetto che tutti questi che vedo in coda in direzione opposta da molti chilometri siano un po’ poeti e davvero abbiano una specie di Beatrice in cuore per compiere questa follia.