Mercoledì 8 Maggio 2024

Paradosso tedesco: decidono i partitini Prima serve l’intesa tra liberali e Verdi

Sulla base dell’accordo punteranno o sui socialdemocratici arrivati primi o sulla Cdu crollata al minimo storico

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di Roberto Giardina

Paradosso tedesco. Vince, almeno ai punti, il socialdemocratico Olaf Scholz, ma per diventare cancelliere dopo sedici anni di era Merkel, dovrà spostarsi al centro, con ampie concessioni ai conservatori. Dopo il voto più incerto della storia, anche Armin Laschet, il leader della CduCsu superato per un punto e mezzo (25,7 contro 24,2) e dieci seggi potrebbe guidare la nuova coalizione. Tutto dipende dai Verdi, arrivati terzi dopo essere stati per qualche settimana in testa, e dai liberali, al quarto posto. Per la prima volta in Germania, dalla fine della guerra, sarà necessaria un’alleanza a tre, e per alcuni questo sarebbe già un segno di instabilità. Tra Laschet e Scholz chi sarà il prescelto dai due piccoli ma indispensabili partiti? Christian Lindner il leader liberale preferisce la coalizione Giamaica, il giallo del Fdp, il nero della Cdu e il verde. I grünen di Annalena Baerbock sono per il semaforo: rosso-verde-giallo. Per loro meglio Scholz. E sono dunque cominciati i colloqui tra liberali e Verdi. Tra di noi, ammette Lindner, ci sono le differenze più forti, dobbiamo dunque metterci d’accordo su un comune programma di governo, per poi decidere chi scegliere.

In Germania non c’è alcuna intesa, se non dopo aver stilato un preciso programma, scendendo fino ai dettagli. Quattro anni fa, furono necessari più di sei mesi. Ma già si parla di poltrone, Lindner vuole per sé il ministero delle Finanze che era di Scholz. Non può cedere su due punti: l’aumento della paga minima, che Scholz ha promesso di portare da 9,50 euro a 12, e il blocco della spesa pubblica, basta con il rosso in bilancio anche dopo il Covid. Con Laschet non ci sarebbero problemi.

L’intesa con i Verdi è facilitata dal fatto che Lindner e Robert Habeck, l’altro leader al fianco di Annalena, si danno da anni del tu, che non è comune tra i tedeschi. Alle Finanze aspira anche Habeck, ma probabilmente si potrebbe accontentare del superministero al Clima e all’economia, un’idea dei Verdi. Come salvare l’ambiente senza sacrificare l’industria e i posti di lavoro? È la preoccupazione di Lindner: il pragmatico Habeck è in grado di rassicurarlo, più di Annalena meno disposta ai compromessi.

Secondo la tradizione, al secondo partito in coalizione, tocca il ministero degli Esteri, ma la leader verde durante la campagna elettorale ha rivelato una sorprendente immaturità. Ad aprile era sicura di conquistare la cancelleria, ma ha compiuto una serie di errori che gli elettori non le hanno perdonato.

È probabile che agli Esteri andrà Czem Ozdemir, di origine turca nato in Germania, sarebbe una scelta storica per la Germania. Lindner potrebbe anche cedere al miglior offerente. Olaf Scholz è un politico troppo abile per regalare la cancelleria a un Laschet che ha guidato la sua CduCsu al peggiore risultato di tutti i tempi. Sarebbe costretto a subire il ricatto dei liberali salvando la faccia. Ma si trova a dover fronteggiare la base della Spd che poco lo ama, e lo considera una sorta di erede della Merkel, niente affatto un complimento. Nella CduCsu intanto è cominciata l’analisi del voto. Come è stato possibile dissipare in pochi mesi l’eredità di Frau Merkel? Paul Ziemiak, il segretario generale della Cdu, ha dichiarato che "non è il momento di abbellire il risultato, è stato un disastro". Laschet ha ammesso che è anche colpa sua, ma non intende gettare la spugna: "Nessuno ha vinto da solo, vincerà la coalizione in grado di garantire meglio il futuro del paese". Gli elettori hanno detto no alla sinistra, alla coalizione annunciata alla vigilia da Scholz, con i Verdi e la Linke, il partito erede del Pc della scomparsa Germania comunista. È vero, ma hanno detto no anche a Laschet.