
Duplice omicidio a Palermo (Ansa)
Palermo, 4 marzo 2016 - La mafia non centrerebbe col duplice omicidio commesso ieri mattina a Palermo. Nella notte, confermano fonti della Questura, sono stati fermati i coniugi interrogati per ore negli uffici della Squadra mobile. Si tratta di un geometra impiegato comunale e della moglie casalinga, Carlo Gregoli, di 52 anni, e Adele Velardo, di 45. Una coppia di insospettabili, appassionata di armi. A inchiodare i due sarebbero stati una telecamera piazzata davanti a una villa di via Falsomiele e un testimone.
Giuseppe Vela, 53 anni, e Vincenzo Bontà, 45 anni, genero del boss Giovanni Bontade, parentela che insieme alle modalità e al luogo dell'agguato, avevano fatto subito convergere sulla pista mafiosa, sarebbero stati uccisi per una vendetta maturata per un confine tra i terreni. La coppia era da tempo in contrastoo col vicino Bontà per un'area un tempo feudo di mafia. Ma al momento resta una ipotesi. Quel che appare al momento certo, come dicono fonti qualificate della Mobile, in questa vicenda la pista mafiosa "non emerge".
I due sospetti sono stati portati stamane nel carcere di Pagliarelli e sottoposti a fermo per il duplice omicidio. Hanno passato la notte in questura dopo essere stati interrogati a lungo. La coppia di incesurati - lui impiegato nei servizi cimiteriali del Comune, lei casalinga, entrambi legalmente in possesso di pistole dello stesso calibro usato dai killer - hanno respinto le accuse, negando tutto, anche davanti ad alcune evidenze, ma i magistrati che coordinano l'inchiesta, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Sergio Demontis e Claudio Camilleri, sulla base degli elementi forniti dalla Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, sostengono la gravità degli indizi di colpevolezza.
Indizi fondati, tra l'altro, sulle immagini di una telecamera di videsorveglianza della zona che avrebbe ripreso il Suv della coppia e la Fiat 500 L delle vittime nell'ora delitto, e sulle dichiarazioni di un testimone che ha assistito alla scena. Secondo gli investigatori i coniugi avrebbero sparato con due pistole. Ora si sta facendo chiarezza sul movente e al momento "la pista mafiosa non emerge né sembra esserci più", spiega Ruperti, "i due non hanno confessato ma abbiamo fornito alla procura elementi chiari". Le indagini proseguono.