Martedì 30 Aprile 2024

Il padre di Renzi: "Sono sereno, avevo già venduto"

Il babbo di Matteo si fa una risata al telefono: "Non ho sentito mio figlio"

Tiziano Renzi, padre di Matteo (Germogli)

Tiziano Renzi, padre di Matteo (Germogli)

Paola Fichera

FIRENZE, 19 settembre 2014 - LA TELEFONATA raggiunge Tiziano Renzi, il padre del Matteo nazionale, mentre è alla guida della sua auto. «Meno male che c’ho il vivavoce — dice subito — sennò mi fondeva l’orecchio».

Mi scusi, la procura di Genova la sta indagando per bancarotta fraudolenta. Non è preoccupato? Dall’altra parte del telefono arrivano i rumori del traffico, magari è in autostrada. Poi il suono di una risata stiracchiata. «Macchè preoccupato. No, cioè sono molto preoccupato. Mi scusi, ma sto guidando. Sono in giro per lavoro. Guardi ... son talmente preoccupato che non ho ancora nominato l’avvocato.

Allora mi racconti la storia... «Lei capisce. Sono un indagato, non posso parlare. Non vorrei passare dalla ragione al torto. Ora sono a lavorare. Appena ho tempo nomino un avvocato difensore».

Ma lei quella società l’ha venduta da tempo, no? «E sì. Certo. L’ho venduta tre anni e un mese prima che fallisse, e in che modo poi. Se sapesse come l’ho venduta ...»

Vuol dire che è fuori anche dai tempi previsti dalla Legge fallimentare ... «No, quelli credo che siano cinque... Ma via, si farà un comunicato o una conferenza stampa. Ora mi scusi, non posso dire altro».

Però fa fatica a stare zitto. E suo figlio Matteo, il premier, l’ha sentito? La domanda non lo sorprende, ma non c’è dubbio che gli dia un po’ fastidio. «Quando i figli son grandi, sono autonomi. Si spera anche i padri... E comunque no, non l’ho sentito».

Nervoso? «No. Oggi mi sto stupendo da come sono sereno conoscendo il mio carattere».

Lei è segretario del Pd di Rignano. Dicono che martedì scorso abbia fatto outing ... Stavolta lo sbuffo arriva anche attraverso il cellulare. «Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di un’azienda che ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza, spero e credo che si tratti di un atto dovuto, ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente ...ci tengo a dire, con la forza della serenità, che non sono un bandito...

Ma al partito cosa ha detto? «Ho dato tutte le spiegazioni ai vertici del Pd di Rignano e oggi (ieri per chi legge ndr) nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno».