Mercoledì 16 Luglio 2025
REDAZIONE CRONACA

Omicidio Scopelliti, trovata 27 anni dopo l'arma del delitto

La notizia data nel corso della cerimonia per ricordare il barbaro assassinio del giudice di Cassazione che avrebbe dovuto rappresentare l'accusa nel maxiprocesso di mafia a Palermo

La cerimonia di commemorazione del giudice Scopelliti, ucciso il 9 agosto 1991 (Dire)

Villa San Giovanni (Reggio Calabria), 9 agosto 2018 - A 27 anni dall'omicidio del giudice Antonio Scopelliti, nel Catanese è stata trovata l'arma del delitto. Si tratta di un fucile calibro 12 e la circostanza del suo ritrovamento è stata resa nota stamattina, durante la cerimonia organizzata in occasione del 27esimo anniversario dell'assassinio del magistrato. Antonio Scopelliti, magistrato della Corte di Cassazione, fu assassinato in un agguato mafioso il 9 agosto del 1991, in località Piale di Villa San Giovanni, nel Reggino. Solo a bordo della sua auto, di ritorno dal mare, il magistrato fu raggiunto da due sicari, probabilmente in moto, che fecero fuoco con un fucile calibro 12.  Scopelliti morì immediatamente e la sua auto, senza controllo, finì ai margini della strada. Per la sua morte nessuno ha pagato ancora il debito con la giustizia: i killer spararono nell'anonimato e anonimi sono rimasti, così come i mandanti.

Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, avrebbe dovuto rappresentare l'accusa contro gli imputati del maxiprocesso di mafia a Palermo. 

IL PROCURATORE - L'annuncio del ritrovamento del fucile con cui è stato ucciso il magistrato è stato dato dal procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: "Quella di oggi - ha detto - è una cerimonia importante, sono passati tanti anni da quando un servitore dello Stato, un collega impegnato seriamente nel suo lavoro, è stato assassinato barbaramente, ed è un giorno ancora più importante perché possiamo dire che nelle indagini che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta portando avanti sempre in relazione a quel fatto atroce, abbiamo raggiunto e aggiunto un tassello importante alle indagini. A seguito di un' attività mirata - ha aggiunto il procuratore Bombardieri - riteniamo di aver rinvenuto e sequestrato l'arma con cui è stato assassinato il consigliere Scopelliti. Una serie di elementi ci inducono a ritenere che l'arma rinvenuta e sequestrata, peraltro nel territorio del Catanese, sia quella utilizzata per l'omicidio".

Di più, il procuratore non dice: "E' un'attività della Dda in relazione alla quale al momento non aggiungiamo altro. Ci sembrava doveroso dirlo oggi, è un sequestro dei giorni scorsi, per rispetto alla memoria del collega e della sua famiglia". 

IL COMUNICATO - Poi, in un comunicato stampa, Bombardieri rivela l'arma "era interrata in un fondo agricolo, abilmente occultata", precisando che "si ritiene fondatamente sia quella utilizzata per uccidere nel 1991, a Villa San Giovanni, il magistrato di Cassazione Antonino Scopelliti". Sul fucile, si afferma ancora nella nota, "sono in corso ulteriori accertamenti di riscontro". Un ritrovamento che, aggiunge il procuratore, "apre nuove e significative prospettive di indagine, e al contempo sembra confermare recenti intuizioni investigative di questo ufficio".

LA FIGLIA - "Sulla morte di mio padre c'è una verità che deve ancora essere raccontata tutta e fino in fondo. Ma noi abbiamo pazienza", ha detto Rosanna Scopelliti nel corso della cerimonia. "Non permetterò mai che si dica che le istituzioni hanno fallito o che i magistrati non fanno il loro lavoro - continua - Io ho fiducia, in questo Stato, in questa magistratura, in queste istituzioni, perché me lo ha insegnato mio padre che non ha mai smesso di crederci. Lui da magistrato sapeva perfettamente che cos'è un'indagine e quanto impegno ci vuole per arrivare a una verità importante". 

PIETRO GRASSO - Affida a Facebook il suo ricordo, l'ex presidente del Senato Pietro Grasso: "Aveva il compito di rappresentare l'accusa nel Maxiprocesso ormai giunto in Cassazione. Antonino Scopelliti fu ucciso il 9 agosto 1991 per fermare il processo e intimidire i magistrati che se ne sarebbero occupati. Mandanti ed esecutori non sono ancora stati individuati. Chi lo fece procurò un grande dolore alla famiglia, a noi colleghi, a tutta l'Italia ma non riuscì nel suo scopo perché, pochi mesi dopo quell'omicidio, la Cassazione emise le sentenze di condanna definitiva ai mafiosi". E ancora: "La memoria di Scopelliti è ancora forte nella sua Calabria: ogni giorno in moltissimi, a partire da sua figlia Rosanna, si impegnano per la legalità e la giustizia".