Mercoledì 8 Maggio 2024

Omicidio Alpi, l’ultimo mistero Ucciso il somalo assolto dopo 16 anni

È esplosa una bomba nell’auto di Hassan: fu condannato inizialmente per il delitto della reporter Rai

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di Alessandro

Farruggia

È costellata di morti l’intera vicenda dell’omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, massacrati a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Ad essere ammazzato stavolta, con una bomba piazzata sotto il pianale della sua auto, è Hashi Omar Hassan, 49 anni l’unico condannato per l’omicidio, per il quale ha fatto quasi 17 anni in carcere prima di essere completamente scagionato nel 2016 e di ricevere dalla Corte d’Appello di Perugia un risarcimento di 3 milioni e 181 mila euro (500 euro il giorno). Hashi è stato ammazzato nel quartiere di Dharkaynley, nella zona meridionale della capitale somala, dove aveva avviato un’attività di import export. "Sono stati i terroristi islamici – ha detto il suo legale Antonio Moriconi –. Lo hanno ammazzato a scopo di estorsione. Il denaro lui ce l’aveva per il carcere patito in Italia". Ma chissà se sono stati solo i terroristi islamici o se qualcuno non li ha stimolati. Di certo Hashi Omar Hassan avrebbe dovuto essere il perfetto capro espiatorio.

Fu accusato da Omar Ali Rage, detto Gelle, che si spacciò per testimone oculare del delitto Alpi-Hrovatin e che disse di averlo visto alla guida della Land Rover del commando. L’autista di Ilaria, che in primo tempo aveva negato questa ipotesi, poi cambio versione e la avvalorò. Hashi, giunto in Italia per testimoniare alla commissione d’inchiesta e subito arrestato dalla Digos, finì stritolato. L’autista Sidi Abdi fu ammazzato una volta tornato in Somalia, a condanna di Hashi ottenuta, mentre il grande accusatore Gelle fuggì in Gran Bretagna. Nel 2015 il colpo di scena. Gelle confesso a ’Chi l’ha visto’ che era stato pagato per incastrare Habdi. Disse che gli venne detto che agli italiani serviva un testimone e che gli sarebbe stato offerto un passaporto e dei soldi che gli avrebbero permesso di lasciare la Somalia. In una deposizione resa per rogatoria acquisita dalla Corte d’appello di Perugia per la revisione del processo, lo ha confermato. E il presunto colpevole è stato liberato.

"Io non c’entravo nulla, ma volevano un colpevole e mi hanno incastrato", disse Hashi, che ha anche accusato – senza però fornire prove – che chi l’ha voluto incastrare sia stato l’ex ambasciatore italiano Giuseppe Cassini e il somalo-tedesco ed ex funzionario UE a Mogadiscio Ahmed Washington. Cassini, sentito a suo tempo come testimone, disse che in effetti si prodigò per cercare i responsabili del duplice delitto e per questo si rivolse a un somalo influente come Ahmed Washington, che gli presentò un amico, tal Abdessalam Shino, che a sua volta gli fece conoscere Gelle. Che offrì il presunto colpevole su un piatto d’argento.

Di certo la verità è sempre più lontana. Ilaria Alpi sarebbe stata uccisa perché stava indagando su loschi traffici tra il nostro paese e la Somalia: l’invio di barili di rifiuti tossici che sarebbero stati scaricati nelle foci dei fiumi Juba e Shabelle e sotto la nuova strada Garoe-Bosaso. I clan somali avrebbe dato parere favorevole in cambio di forniture di armi. E il tutto sarebbe stato a conoscenza di non pochi servizi segreti e qualcuno ha presumibilmente pensato prima di far sparire quei giornalisti Rai che ’disturbavano’ e poi di trovare un colpevole se non perfetto, accettabile.

Alla Procura di Roma un fascicolo di indagine sull’omicidio di Ilaria e Miran è ancora aperto. Ma è bene essere franchi: le probabilità di arrivare a qualcosa, dopo tanti anni e con tanti testimoni deceduti, sono ridotte al lumicino.