Lunedì 29 Aprile 2024

Omicidio Alatri, "strafatti e ubriachi". Il pm: due fratellastri i killer di Emanuele

Il pestaggio mortale in tre fasi: dentro al locale, davanti all’entrata e all’esterno del club. I due fermati sono Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Su Facebook il gruppo: "Rip Emanuele – Giustizia" che incita alla vendetta Castagnacci scarcerato il giorno del massacro

MORGANTI_21575867_225733

MORGANTI_21575867_225733

Roma, 29 marzo 2017 - BANALISSIMA la causa scatenante, questione di precedenza per pagare una bevanda al banco delle consumazioni in discoteca. Poi, sulla piazza, una serie di «aggressioni con forza e intensità diverse: quella letale è stata l’ultima». Quanto alle indagini, vanno registrate «in alcuni casi reticenza o addirittura omertà», in una cittadina apparentemente «tranquilla» della Ciociaria. È il quadro illustrato dal procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco. Ufficializzati i primi due fermi per l’omicidio di Emanuele Morganti, morto a 20 anni dopo due giorni di agonia per le gravi lesioni al cranio riportate in un pestaggio all’esterno di un locale di Alatri. Accusati di omicidio i due fratellastri Paolo Palmisani, 20 anni, muratore saltuario e il cuoco 27enne Mario Castagnacci.   UNA «FURIA omicida» che, oltre al dolore, ha determinato conseguenze pesanti nella comunità. «Ora la rabbia è tanta, mentre la capacità di raziocinio è bassa», ha dichiarato il sindaco, Giuseppe Morini, reduce da una riunione in prefettura sull’ordine pubblico. Botte, parabrezza distrutti, calci e pugni ad auto, anche nel traffico. Scene da Far West ieri ad Alatri, dove due gruppi di conoscenti di Morganti si sono scontrati. Un gruppo voleva farsi giustizia da solo ed era in cerca degli indagati a piede libero, mentre l’altro ha cercato in ogni modo di bloccarli. La svolta investigativa è avvenuta nella notte fra lunedì e martedì a Roma, dove i carabinieri hanno fermato in casa di una parente, per ordine della procura frusinate, i due fratellastri con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Uno, in particolare, ha precedenti per reati di droga; ma entrambi sono «riconducibili ad ambienti delinquenziali». Il procuratore ha spiegato che gli indizi contro i due sono «gravi e concreti», mentre ancora molte ombre pesano sul reale movente. Il massacro è durato 15 minuti: dentro il club, fuori davanti all’entrata del locale dopo che i bodyguard avevano cacciato a botte Morganti e infine di nuovo nella piazza, quando la vittima era tornata a prendere la fidanzata. Sulla richiesta di convalida dei fermi dovrà pronunciarsi il gip della Capitale, perché al Policlinico Umberto I è avvenuta la morte della vittima. Ad Alatri il padre di Mario Castagnacci è stato riconosciuto e affrontato ‘a male parole’ dai passanti e solo l’intervento dei vigili urbani ha evitato il peggio. Ha lasciato il paese, invece, la famiglia dell’altro fermato, Paolo Palmisani, dopo che a un parente era stata bruciata la macchina. E l’avvocato dei buttafuori indagati ha denunciato insulti e minacce da parte di persone che si sono presentate nel suo studio. Ad Alatri nessuno dei professionisti forensi ha voluto accettare la difesa di Castagnacci e Palmisani proprio per una questione di rispetto verso il ragazzo deceduto, ma anche e soprattutto per una questione di incolumità fisica. «Quello che hanno fatto è inaccettabile. Accanirsi contro un ragazzino, strafatti di droga». In paese, ad Alatri, in molti non hanno dubbi. «Li conosciamo, sappiamo chi sono – dicono alcuni che vogliono restare anonimi –. Bulletti che si fanno un paio di tirate e si sentono superman».   C’È ANCORA tanto da fare, ha ammesso De Falco, perché «la non integrale congruenza e chiarezza delle dichiarazioni (una trentina, raccolte in questi giorni dagli inquirenti, ndr) può essere determinata in alcuni limitati casi da motivazioni riconducibili a reticenza od addirittura omertà, in altri casi magari dalla suggestione e dalla confusione». Gli indagati nel complesso sono 7, solo due dei quali al momento sospettati di omicidio e gli altri di rissa e detenzione di oggetti atti a offendere. Corpi contundenti, come un manganello o un flessibile in metallo, che però finora non sono stati ritrovati nei dintorni della piazza e della discoteca. Le presenze tutte italiane e locali che sono state ricostruite non escludono che dietro questa morte assurda si celi anche una volontà di «affermazione del controllo del territorio». In un’ex isola felice oggi «frequentata da frange violente responsabili di reati contro il patrimonio e di traffico di stupefacenti».