Giovedì 16 Maggio 2024

Amianto in Italia, l’oncologo: “È ancora ovunque. Il mesotelioma pleurico un killer silente”

"In Italia l'amianto è presente ancora ovunque e anche in modo insospettabile, senza che nessuno intervenga"

Roma, 29 aprile 2024 – L’amianto continua ad essere “una minaccia” nel nostro Paese. Questa è l’opinione dell’oncologo italiano Antonio Giordano, trasferitosi negli Stati Uniti. Il tema è tornato attuale, in seguito alla tragica testimonianza di Franco Di Mare, a cui è stata diagnosticata una grave malattia, un mesotelioma. Secondo il giornalista il male potrebbe essere stato causato dall’esposizione a questo materiale durante la guerra in Bosnia. La sua storia "ha scosso anche l'America. Siamo al suo fianco", dichiara all'Adnkronos lo scienziato, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professore alla Temple University di Philadelphia.

Amianto, foto generica
Amianto, foto generica

Secondo Giordano "In Italia l'amianto è presente ancora ovunque e anche in modo insospettabile,

senza che nessuno intervenga" e bisognerebbe “eliminare definitivamente l'amianto presente

nell'ambiente". 

Il mesotelioma

“Il mesotelioma pleurico - spiega l'oncologo - è un killer silente, ma allo stesso tempo è uno dei pochi tumori per cui l’origine è pressoché certa: lo sviluppo di questa neoplasia è certamente correlato all'esposizione di fibre di amianto". Giordano lo sa bene, sia perché "studio il mesotelioma da tantissimi anni" sia perché "posso definirmi un 'figlio d'arte'. Mio padre Giovan Giacomo Giordano – racconta – fu uno fra i primi scienziati a studiare e a scoprire i gravissimi danni derivati dall'esposizione alle fibre di amianto e anche grazie alle sue ricerche l'amianto è stato messo fuori legge in Italia nel 1992". Un bando adottato "a livello europeo dal 1999". 

"Serve mettere a punto un adeguato sistema di monitoraggio degli ex esposti", esorta Giordano, convinto che invece "interessi economici rallentano la ricerca scientifica".

Tuttavia, continua a mietere vittime, in primis per la "lunga latenza clinica del tumore, considerando che tra l'esposizione al minerale e lo sviluppo della malattia possono intercorrere fino a 30 anni". Inoltre, secondo Giordano, "nonostante ogni attività relativa alla produzione di amianto sia stata vietata, il materiale è ancora presente in grandi quantità nei luoghi in cui non si è provveduto alla bonifica e allo smaltimento".