Giovedì 25 Aprile 2024

Niente ring Ma impegno per cambiare

Gabriele

Canè

Diciamolo piano, quasi sottovoce, perché da un momento all’altro può partire la nota stonata: fino ad ora, sulla tragedia che ha colpito la Romagna e sfiorato l’Emilia, la politica ha tenuto insolitamente un atteggiamento pacato, solidale, più preoccupato dell’arrivo dei soccorsi alle popolazioni, che impegnato nella caccia alle responsabilità. Giusto. Nell’emergenza si scava, si porta un sorriso, un piatto di pasta. Non si grida, né si imbratta la Fontana di Trevi per segnalare che l’ambiente va tutelato, la natura rispettata. Roba da cialtroni. Si fa come la premier Meloni che non si è incipriata e circondata di troupes televisive, ma si è confusa tra la gente in mezzo al fango, in maglietta e pantaloni, con i cittadini stupiti a fare le riprese sui social. "Ragazzi, c’è la Giorgia". Bene. Questo ora. Poi, inevitabilmente, dopo quello della unità, della misura, verrà il momento delle polemiche, delle divisioni. La caccia alle responsabilità. Partiamo da quest’ultima, tema appassionante per certa stampa, molto meno per la gente. Perché i fatti di questi giorni confermano come nella tutela del territorio non ci siano regioni nettamente più virtuose di altre. C’è chi lo è meno, ma il distacco tra buoni e cattivi non sembra abissale: da Nord a Sud, di soldi per non far franare la montagna o per non allagare la pianura, ne sono stati spesi meno del necessario e spesso male. Peggio ancora, tanti danari stanziati sono rimasti nei cassetti: miliardi. Allora, passata la fase dell’emergenza, chiusa la cabina di regia dei soccorsi, una politica seria, governo e opposizione, dovrà sedersi al tavolo della programmazione, delle idee, evitando di incrociare i guantoni sul solito ring delle accuse, degli slogan elettorali: guardando avanti, più che nello specchietto retrovisore. Se ci sono responsabilità, che vengano fuori, ovunque, e siano sanzionate. Ovvio. Nei tribunali, e nelle urne.