Roma, 19 febbraio 2023 - Mario Tozzi, da sempre in prima linea per l’ambiente coi suoi programmi tv e radio. L’Italia è in secca: cosa ci sta dicendo questo inverno?
"Che siamo alle solite: il cambiamento climatico fa il suo corso e noi facciamo finta di niente – risponde il geologo e ricercatore trentino –. Si stanno verificando alterazioni pesanti nei cicli dell’acqua, con piogge concentrate in pochissimo tempo e lunghi periodi di siccità".
Con un’estate rovente all’orizzonte, l’allarme siccità sembra inevitabile, anche se dovesse piovere tutta la primavera. In alcuni bacini e anche nel distretto del Po le risorse idriche hanno tempi lunghi di ricarica. È così?
"Certo, sono necessari anni e decenni per ricaricare i bacini. Per intenderci, l’acqua che noi beviamo è un fossile".
Dobbiamo attenderci una estate lunga e da incubo?
"Non possiamo saperlo".
Razionamenti e nuove misure statali sono all’orizzonte ancor prima della primavera?
"Può essere, ma ora avrebbe senso conservare l’acqua nei bacini e averla raccolta quando pioveva. Poi non andrebbe sprecata, come invece avviene in agricoltura dove ne viene usata troppa dalle sorgenti. Lo spreco di quella potabile si aggira attorno al 18% e non è lì il problema".
Di solito si comincia a ragionare sulla siccità tra aprile e maggio, ora invece ne parliamo da gennaio a febbraio. Ci sono Paesi che hanno modelli di riferimento?
"L’Italia ha una morfologia molto particolare, senza grandi pianure coperte da fiumi. Avrebbe abbondanza di acqua, ma viene usata male e distribuita peggio, senza alcun tipo di riciclo. Tutti i Paesi ora pensano in ottica di risparmio idrico, addirittura irrigando in deficit, ovvero apportando alle colture volumi idrici inferiori rispetto ai loro fabbisogni potenziale".
A che punto siamo con le riserve idriche?
"Il Garda messo così era un bel po’ che non si vedeva, poi tutto il settentrione è in una situazione critica. Nel Mezzogiorno e al sud con le precipitazioni nevose c’è meno emergenza, ma soffriamo tutti. L’acqua per filtrare in profondità ha bisogno di tempo, se viene intaccata quella riserva la ricarica è molto lenta. Formalmente l’acqua ci sarebbe, ma la tratteniamo per la produzione industriale e alimentare, non facendola riposare dove dovrebbe. Le produzioni sempre più idrovore sono dannose: l’Italia settentrionale è diventata la principale produttrice mondiale di kiwi, un alimento non italico e che ha un bisogno di acqua esagerato. Se trasformi un territorio basato su frumento e grano in uno di prodotti esotici, lo sfruttamento di risorse diventa pericoloso".
Quanto siamo distanti da una guerra per l’acqua?
"Ci sono già o ci sono già state, a partire da quella dei Sei giorni per il controllo del Giordano. C’è la Turchia che costruisce dighe sul Tigri e l’Eufrate, cancellando la Mesopotamia. Negli Stati Uniti il Colorado non arriva più in Messico, dopo che è stato creato un invaso enorme. Il Nilo non appartiene solo all’Egitto, visto che anche gli etiopi e altri popoli hanno il corso d’acqua, ma non possono usufruirne perché il 90% spetta all’Egitto e il 10% al Sudan".
L’economia alimentare del Made in Italy rischia il tracollo.
"Con questa scarsa disponibilità d’acqua e dopo averla sprecata, non riusciamo più a stare dietro alle classiche produzioni".
Anche l’energia idroelettrica cala: cosa si rischia?
"Al di sotto di un certo limite di produzione, non arriva più energia rinnovabile e pulita. Per un Paese come il nostro che sfrutta valori importanti di energia idroelettrica, è un disastro. Fra un po’ si dovrà scegliere se irrigare o fornire energia".
Quali interventi dovrebbe studiare il governo?
"Il risparmio di acqua tutto l’anno, aiutando i piccoli bacini di ritenzione di acqua piovana, recuperando la cultura diffusa anti spreco, come creare tetti per catturare acqua e conservarla. I settori che utilizzano più acqua, l’industria e l’agricoltura, devono usare quella riciclata. Troppa acqua della sorgente viene sprecata, pensi che la usiamo persino negli scarichi del water. Ma che senso ha?".