di Pietro Mecarozzi
C’è chi piange e chi trema, nonostante i quasi 30 gradi di Firenze. C’è chi guarda fisso nel vuoto, sussurrando parole sconnesse, cercando conforto negli abbracci. All’ospedale di Careggi si sentono solo le urla della madre di Mattia Giani e i pugni di rabbia del padre, sferrati sulla porta della stanza dove il corpo del figlio 26enne giace senza vita. Mattia è morto ieri mattina dopo aver lottato fino all’ultimo, come ha sempre fatto anche sul campo di gioco.
Domenica, a Campi Bisenzio, si era accasciato a terra al 15° minuto del primo tempo della partita di Eccellenza, Lanciotto Campi-Castelfiorentino (squadra, quest’ultima, per cui indossava la maglia numero 7). Dopo un’azione conclusa con un bel tiro in porta, Giani – originario di Ponte a Egola, vicino San Miniato – ha mosso tre passi indietro, una mano sul cuore e l’altra sulla testa. Poi il buio: il crollo a terra, i vani tentativi di rianimazione, la corsa in ospedale, le speranze che si affievoliscono di minuto in minuto, i macchinari per tenerlo in vita. Le condizioni del giovane sono apparse da subito gravissime: quello che sembrava l’ennesimo infortunio di un giocatore talentuoso ma sfortunato, si è da prima trasformato in un attacco epilettico, e successivamente in un arresto cardiaco. "Rientrava da un lieve infortunio – racconta Mario Bacci, team manager del Castelfiorentino –, quindi abbiamo pensato a una ricaduta". Ma non è così. Dagli spalti scendono i genitori, il nonno e la fidanzata. La mamma si piega su di lui, gli prende la mano, lo chiama urlando. Mattia non risponde, non si muove. Nei minuti che seguono il malore regna il caos. Ai bordi del campo e fuori dallo stadio comunale Ballerini di Campi Bisenzio non sono presenti mezzi del 118. Un massaggiatore del Castelfiorentino, ex infermiere, e una dottoressa tra il pubblico si fiondano sul ragazzo: gli praticano il massaggio cardiaco, usano il defibrillatore (che non scarica, in quanto il cuore in quei primi momenti ancora batte), fanno il bocca a bocca. Le ambulanze arrivano sul luogo solo dopo 10 minuti. Tanto, forse troppo, tempo in situazioni del genere.
Poteva essere fatto di più? Era presente personale medico specializzato? Domande alle quali cercherà di dare una risposta il pm Giuseppe Ledda, che ha aperto un fascicolo di inchiesta e autorizzato per mercoledì l’autopsia sul corpo del ragazzo. Secondo le prime indiscrezioni, il malore potrebbe essere stato provocato da tachicardia ventricolare, la stessa cosa che accadde al capitano della Fiorentina, Davide Astori, e all’allora giocatore del Livorno, Piermario Morosini. Da chiarire anche la presenza o meno sul posto di personale medico. La dirigenza del Lanciotto Campi fa sapere che, non avendo la Misericordia ambulanze a disposizione per coprire quella partita, era presente un medico. Dall’altra parte, però, l’unico medico che è intervenuto fa sapere che era lì in quanto spettatore e non come personale sanitario. Giani era molto conosciuto nel mondo del calcio. Messaggi di vicinanza alla famiglia sono arrivati da ogni livello sportivo: dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, al giocatore della Roma, Gianluca Mancini, cognato di Giani. Sulla tragedia interviene anche la politica, in particolare la senatrice di Italia Viva, Daniela Sbrollini: "Presenterò una interrogazione al ministro per lo Sport e Giovani, Andrea Abodi", promette.