di Alessandro
Gallo
Ha solo sfiorato Antonio Inoki, perché lui, Dan Peterson, 86 anni, allenatore di basket, commentatore e divulgatore, è arrivato subito dopo in tivù. Ma c’è un sottile filo che li lega: Inoki è stato il primo eroe del wrestling. Peterson è stata la voce che ha fatto conoscere questo ’sport’ a tutti.
Peterson, lei è arrivato al wrestling...
"Qualche anno dopo le prime immagini trasmesse su Inoki. Eravamo su Italia 1, alle 22,20, dopo un varietà che ci faceva da traino".
Aveva visto qualcosa?
"Non si parlava ancora di wrestling, ma di catch. Poi il boom".
Seconda metà degli anni Ottanta: il wrestling entra nelle case degli italiani con il suo commento.
"L’eroe a quel punto era Hulk Hogan".
Wrestling: sport o spettacolo?
"Sono più propenso a pensarlo come spettacolo. Grandi personaggi che hanno fatto la storia. Era divertente".
Smorfie, mosse accattivanti e talvolta ’cattive’. Poi la sua voce. Un mix perfetto.
"Avevo un grande vantaggio".
Quale?
"Ero un commentatore incuriosito da quello che vedevo. Non ero un fan, ma uno spettatore come gli altri. Per questo, probabilmente, si venne a creare tanto interesse. Poi, c’è un altro aspetto che mi ha sempre incuriosito".
Quale?
"Sono un allenatore di basket. In quegli stessi anni commentavo le partite Nba".
E allora?
"Sapete quante lettere – in quegli anni non c’era la posta elettronica – mi arrivavano per Magic Johnson e Larry Bird?".
Immaginiamo una valanga.
"E invece nemmeno una".
E il wrestling?
"Ecco, il mistero o il fascino, resta quello. Tantissime lettere. Ho riempito scatoloni, non piccole scatole, ma grandi contenitori. C’era un signore che, ogni giorno, mi spediva 10 lettere. Dieci lettere al giorno, da una sola persona. Capite cos’era diventato il wrestling?".
E adesso?
"Mi sembra che questo mondo sia molto cambiato. Ma non ho dimenticato quella prima esperienza affrontata con il gruppo Fininvest".