Sabato 27 Aprile 2024

"Mio figlio col Covid e l’infermiera. Ero gelosa di quella foto simbolo"

Ancona, la madre racconta lo scatto-icona della pandemia. "Quando ho incontrato la ragazza l’ho abbracciata"

L’infermiera che coccola il bambino. Una delle foto-simbolo della pandemia ha ispirato un libro pensato e scritto dalla madre del piccolo Matteo. Quindici mesi dopo la storia drammatica, ma per fortuna a lieto fine, del piccolo che all’epoca aveva appena 7 mesi, è diventata un diario della malattia che inizialmente Roberta Ferrante, la giovane e determinata mamma, avrebbe voluto tenere per sé e per i suoi cari. Il libro si intitola ‘Io sono qui’ (Ventura Editore).

L'infermiera Katia Sandroni che coccola il piccolo Matteo
L'infermiera Katia Sandroni che coccola il piccolo Matteo

Una settantina di pagine in cui la Ferrante racconta quei giorni, in particolare l’isolamento a cui era stato costretto Matteo, positivo al Covid e affetto da una seria patologia agli organi interni. E dalle righe del testo emerge un particolare molto forte: un senso di inspiegabile gelosia vissuto sulla pelle dalla Ferrante, talmente forte da tenerla lontana dall’infermiera che nel reparto di rianimazione del pediatrico Salesi si era presa cura di Matteo.

"Ci sono voluti circa due mesi prima che io riuscissi ad affrontare questa sorta di blocco – racconta la donna –. Quando avete pubblicato quella foto, stupenda certo, il primo sentimento che ho provato è stato un misto tra sicurezza perché mio figlio era coccolato e curato, ma anche di gelosia. Era come se qualcuno, nella fattispecie Katia (Sandroni, il nome dell’infermiera protagonista di quel gesto amorevole, ndr), si fosse sostituita a me. Dovevo essere io a prendermi cura di Matteo e non altri. Questa seconda sensazione inizialmente prese il sopravvento sull’altra. Ricordo momenti molto duri al tempo, quella foto la volevo cancellare e non farla vedere a nessuno, ma ormai era tardi, lo scatto circolava ovunque. Ricordo me stessa dire ‘quella foto mi fa schifo, è brutta’. In più, quando sono tornata in ospedale da mio figlio ho ringraziato il resto del personale sanitario, ma non ho mai chiesto di incontrare lei. Ripeto, quella reazione andava legata al periodo emotivamente difficile che stavo vivendo. Matteo aveva un grave problema clinico e poi era risultato anche positivo al Covid, ero preoccupata e mi sentivo impotente".

Da mamma affettuosa e da donna di principi saldi la Ferrante poi ha capito cosa rappresentava veramente quella foto. Circa due mesi più tardi rispetto alla pubblicazione dello scatto, c’è stata l’occasione del riscatto morale. La direzione ospedaliera ha deciso di immortalare quell’immagine rendendola visibile per tutti nel cuore dell’ospedale regionale di Ancona dove ogni giorno transitano centinaia, se non migliaia di persone. "La prima volta che ho visto, parlato e quindi conosciuto Katia è stata proprio quel giorno all’ospedale di Torrette – aggiunge la Ferrante –. Non c’è stato bisogno di parole, appena ci siamo viste è scattato un abbraccio fortissimo. In pochi attimi tutto è cambiato e la tensione si è sciolta, ci sono momenti che non si possono dimenticare. Qualche giorno più tardi proprio Katia ha saputo di essere incinta e la sua piccola è stata appena battezzata. Quando cullava Matteo lei era in stato interessante e non ne era a conoscenza".

A proposito di fiocchi rosa, nuovi arrivi in casa Ferrante: "Il 25 gennaio è arrivata Caterina, appena 20 giorni fa ho concluso il periodo di maternità e adesso sono tornata al lavoro. sono rimasta incinta quando Matteo aveva raggiunto i 10 mesi di età (ad agosto compirà due anni, ndr). Il libro, questa sorta di diario,doveva restare un promemoria da consegnare a Matteo quando diventerà grande, per fargli sapere cos’ha passato. Quando i miei cari hanno letto gli appunti sono stata spinta a farlo diventare un qualcosa di più di un solo blocco di appunti".