Martedì 16 Aprile 2024

L’Aquila, medico in pensione da un mese uccide moglie e figli poi si toglie la vita

Carlo Vicentini era il primario di Urologia all’ospedale di Teramo. Alla base della tragedia ci sarebbero le condizioni molto gravi di uno dei due figli, di 43 anni

L’Aquila, 31 marzo 2023 - Ha ucciso la moglie e i due figli, di cui uno disabile, e poi si è tolto la vita. È quanto accaduto nel pomeriggio in una villetta alla periferia de L'Aquila. A compiere la strage il medico aquilano Carlo Vicentini, fino a un mese fa primario di urologia all'ospedale di Teramo. Sul posto la Polizia e il magistrato di turno Guido Cocco. 

Alla base della tragedia ci sarebbero le condizioni molto gravi di uno dei due figli. Per questo motivo il professionista, in pensione da circa un mese, avrebbe perso la testa compiendo la strage. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un raptus o di un gesto premeditato.

Tragedia a L'Aquila (Ansa)
Tragedia a L'Aquila (Ansa)

Avrebbe lasciato un biglietto

Carlo Vicentini avrebbe lasciato un biglietto confuso. Questo lascerebbe intendere che il medico, dopo il pensionamento, depresso e introverso secondo molti per le gravi condizioni di salute del figlio, non avrebbe premeditato la strage. Ma le indagini della polizia coordinate dal pm Guido Cocco, proseguono per stabilire moventi e dinamiche. A tale proposito, stando ad una prima ricostruzione, il noto urologo avrebbe sparato ai suoi familiari mentre erano al letto. 

L’ex primario avrebbe utilizzato una pistola P38 regolarmente denunciata per uccidere il figlio Massimo 43enne, disabile e attaccato ad un respiratore, la seconda figlia Alessandra, 36enne, dottoressa nutrizionista e la moglie. 

"Siamo devastati, tragedia inspiegabile”

“Siamo devastati. È una tragedia che non riusciamo a spiegarci: il professor Vicentini era un "urologo molto bravo ed apprezzato oltre che un uomo gentile, sensibile e disponibile”, ha detto il direttore generale della Asl di Teramo Maurizio Di Giosia. “Era andato in pensione circa un mese fa, dopo aver fatto un grandissimo lavoro nella nostra azienda, nel reparto di urologia a gestione universitaria - continua il dg - al momento del pensionamento il reparto è tornato a gestione ospedaliera, ma ha continuato con il grande lavoro impostato da Vicentini che era medico ricercato da fuori Teramo e fuori regione”. 

Tre disabili uccisi in tre mesi in Abruzzo

Tre disabili uccisi in tre mesi in Abruzzo, con il successivo suicidio o il tentato suicidio del familiare: a guardare i numeri, sembrerebbe esserci un disagio crescente tra chi vive una situazione di disabilità in famiglia, come dimostrerebbe anche l’ultimo episodio, se saranno confermate le prime ipotesi investigative.

Il primo ad essere ucciso è stato un 74enne di Ortona, in provincia di Chieti. Lo scorso 29 gennaio il settantenne Roberto Tatasciore, si era infatti impiccato dopo aver strangolato il fratello Antonio, disabile. Nel biglietto, acquisito dai carabinieri e scritto dal fratello minore, emerse che Roberto non ce la faceva più nell’assistenza ad Antonio. E inoltre, si prospettava oramai a giorni, la possibilità per quest’ultimo del ricovero in una Rsa, con Roberto che probabilmente non si voleva staccare da lui. I due, nessuno dei quali sposato, entrambi pensionati dopo aver lavorato rispettivamente in una ditta metalmeccanica e all’ufficio territoriale dell’agricoltura, avevano sempre vissuto insieme.

L’altro episodio risale al 13 febbraio quando un uomo di 64 anni, Francesco Rotunno, aveva tentato il suicidio dopo avere strangolato la madre, Cesina Bambina Damiani, disabile 88enne, in una abitazione di Casoli, sempre in provincia di Chieti. L’omicidio era maturato in un contesto di disagio sociale. La donna viveva con il figlio in un alloggio popolare da cinque mesi: prima era stata ricoverata in una casa di riposo a Fara San Martino. A trovare il cadavere dell’anziana era stata la badante.