Giovedì 25 Aprile 2024

Morto Mattia Torre, geniale sceneggiatore di 'Boris' e non solo

Corrado Guzzanti: "Uno che se adesso gli dicessi ''che la terra ti sia lieve'' ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo."

Mattia Torre (Ansa)

Mattia Torre (Ansa)

Roma, 19 luglio 2019 - Mattia Torre è morto oggi a Roma, aveva 47 anni ed era da tempo malato. Attore, scrittore, regista, autore e sceneggiatore di teatro cinema e tv. Insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, ha creato la serie cult Boris, per Fox Italia, di cui, nella seconda stagione, è stato anche co-regista. Il medesimo team - sulla scia del grande successo di pubblico - ha sceneggiato e diretto anche "Boris - il film".

Nato Roma nel 1972 aveva frequentato l'ambiente teatrale capitolino dove, dall'incontro con Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, era nato un importante e longevo sodalizio artistico. Negli anni '90, in coppia con Ciarrapico, è stato autore di diverse commedie teatrali come "Io non c'entro", "Tutto a posto", "Piccole anime" e "L'ufficio". Sotto il fronte televisivo figura fra gli autori del programma Rai "Parla con me" che vede Serena Dandini al timone per diverse e fortunate stagioni. Diversi libri pubblicati, fra cui "La Linea verticale", dal quale è stata tratta l'omonima serie pubblicata da Rai Play nel 2018. 

Fra i suoi tanti successi anche un film di Natale che ha avuto il pregio di riunire attori del calibro di Corrando Guzzanti, Valerio Mastandrea, Francesco Pannofino, Marco Giallini e Laura Morante, cast solitamente non avvezzo al genere di comicità del classico "cinepanettone". "Ogni maledetto Natale" è stato piuttosto il riuscito tentativo di offrire una godibile carrellata di umane mostruosità e miserie, deformate fino a toccare punte di assurdo, inscritte in un contesto tradizionale come la festività italiana più sentita e partecipata. Anche in questo caso scritto e diretto con i compagni storici: Ciarrapico e Vendruscolo.

La sua penna acuta e il suo sarcasmo raffinato - volutamente spinto verso situazioni grottesche, in certi casi - sono state le fondamenta di spettacoli teatrali di grande successo. Il sodalizio con Valerio Mastandrea, per il quale Torre ha firmato, e spesso diretto, monologhi teatrali e televisivi - ha portato a risultati entusiasmanti come "Migliore", del 2005, apprezzatissimo lavoro teatrale della coppia. Recentemente l'attore romano aveva proposto un monologo sulla genitorialità, scritto proprio da Torre (in pieno stile Torre) - scevro da retoriche sdolcinate - che ha conquistato non soltanto il pubblico di EPCC, la trasmissione condotta da Alessandro Cattelan in cui è stato recitato, ma una vastissima platea di persone - probabilmente molti dei quali neo genitori - che si sono sentiti finalmente legittimati a sentirsi esausti dalle notti in bianco, piuttosto che - come stereotipo sociale imporrebbe - infinitamente ed esclusivamente felici. 

Uno stile dissacrante, intelligente, allergico a ogni forma di retorica e banalità. Mattia Torre riusciva nel difficilissimo compito di essere lieve, mai ridondante, accarezzando temi svariati e proponendo sempre punti di vista originali, disincantati e conditi da un sarcasmo che denotava un gusto decisamente raro. Non a caso lo sceneggiatore poteva vantare anche una lunga e proficua collaborazione con uno degli attori satirici più apprezzati del panorama nostrano: Corrado Guzzanti, che nel 2016 era tornato sul piccolo schermo con 'Dov'è Mario?', serie scritta proprio da Torre. Ed è stato proprio Guzzanti a omaggiare, fra i primi, l'amico prematuramente scomparso, riassumendo perfettamente l'allergia endemica di Torre verso certe forme di comunicazione. 

"Mattia Torre, amico carissimo e brillante, scrittore sopraffino, 47 anni, venti romanzi ancora da scrivere, cento sceneggiature. Una curiosità, un coraggio e un senso dell'umorismo rari in questo mondo, rarissimi in Italia. Uno che se adesso gli dicessi ''che la terra ti sia lieve'' ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo. Mi mancherai tanto. Ci eri indispensabile", probabilmente l'epitaffio meglio riuscito, non a caso ad opera del suo amico satiro.