Roma, Marcello De Vito (M5S) arrestato per corruzione. Di Maio: "E' fuori"

L'inchiesta su un giro di affari illeciti intorno alla costruzione del nuovo stadio. Il presidente dell'assemblea capitolina intercettato: "Distribuiamoci i soldi". La sindaca Raggi: "Nessuno sconto per chi sbaglia"

Marcello De Vito (Ansa)

Marcello De Vito (Ansa)

Roma, 20 marzo 2019 - Bufera sul Campidoglio. Marcello De Vito, presidente 5 Stelle dell'assemblea di Roma, è stato arrestato per corruzione: secondo gli inquirenti avrebbe favorito il progetto per lo stadio della Roma del costruttore Luca Parnasi in cambio di mazzette Nell'inchiesta, ribattezzata 'Congiunzione astrale', coordinata dalla Procura capitolina,  i carabinieri hanno eseguito altri tre arresti. In carcere anche l'avvocato Camillo Mezzacapo, che avrebbe ricevuto incarichi professionali su segnalazione dello stesso De Vito, mentre sono stati disposti i domiciliari per l'architetto Fortunato Pititto, legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto, e l'imprenditore Gianluca Bardelli. Raffica di perquisizioni: nell'abitazione di De Vito, al Campidoglio e in Acea (la multiservizi che fornisce energia e acqua). Una tempesta giudiziaria ma anche politica che costringe i vertici del Movimento 5 Stelle a prendere le distanze da De Vito. "E' fuori dal M5s", tuona Di Maio. Per la Raggi "chi ha sbagliato non avrà nessuno sconto". 

L'INCHIESTA - L'indagine riguarda un "gruppo di persone dedite, in concorso tra loro, al compimento di condotte corruttive e di traffico di influenze illecite", nell'ambito delle procedure connesse con la realizzazione del Nuovo Stadio della A.S. Roma calcio, la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell'area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense. Nell'inchiesta risultano indagati anche i fratelli Pierluigi e Claudio Toti, presidente e vicepresidente della holding di famiglia. I due sono coinvolti nel capitolo di indagine che riguarda l'appalto per gli Ex mercati generali di Roma. Nel registro degli indagati anche Giuseppe Statuto, amministratore della Lux Holding. Il suo coinvolgimento riguarda l'appalto della vecchia Stazione Trastevere.

LA CONSULENZA-TANGENTE - Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip si legge che De Vito e Mezzacapo "si facevano indebitamente promettere e quindi dare dai fratelli Toti a titolo di prezzo della mediazione illecita ...110mila euro sotto forma di corrispettivo di incarico professionale conferito allo studio legale" di Mezzacapo che poi trasferì "48mila euro sul conto intestato alla società Mdl srl di fatto riconducibile a Mezzacapo e a De Vito". Una consulenza-tangente che sarebbe servita a favorire il via libera al progetto di riqualificazione degli Ex Mercati Generali. 

LE INTERCETTAZIONI - "Va bene, ma distribuiamoceli questi". In una conversazione intercettata De Vito parla con Mezzacapo dei soldi erogati dai costruttori Toti e Statuto alla società a lui riconducibile. L'interlocutore invita alla calma: "Adesso non mi far toccare niente, lasciali lì... quando tu finisci il mandato, ... se vuoi non ci mettiamo altro sopra. La chiudiamo, la distribuiamo, liquidi e sparisce tutta la proprietà, non c'è più niente, però questo lo devi fa' quando hai finito quella cosa". 

Sul fronte politico, Di Maio caccia via social De Vito dal Movimento, giudicando il suo operato "grave, vergognoso, moralmente basso".

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"Non lo caccio io, lo cacciano i nostri anticorpi"

DI MAIO FURIOSO - Non poteva mancare il post su Facebook del capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, che tra l'altro scrive: "De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi". E ancora: "Marcello De Vito è fuori dal Movimento 5 stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione come capo politico, e l'ho già comunicata ai probiviri". Nel lunghissimo post, Di Maio attacca: "Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del Movimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto".  Perché "non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del Movimento, è inaccettabile".

E interpellato dai cronisti: "Marcello De Vito può difendersi, ma a km di distanza dal Movimento 5 stelle".

BONAFEDE - Si allinea a Di Maio il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Per il Guardasigilli, che non entra nel merito del processo, De Vito ha "responsabilità" politiche e morali. E quindi ha "fatto benissimo Luigi Di Maio, condivido le sue parole, come esponente del M5S non ho dubbi sul fatto che non possa assolutamente far parte del M5S". 

"Nessuno sconto, chi sbaglia paga"

RAGGI - Dello stesso tono il post della sindaca a 5 stelle Virginia Raggi. "Nessuno sconto. A Roma non c'è spazio per la corruzione. Chi ha sbagliato non avrà alcuno sconto da parte di questa amministrazione", scrive su Facebook. "La notizia dell'arresto di Marcello De Vito è gravissima: ho fiducia nella magistratura e nel lavoro dei giudici. Una cosa è certa: nessuna indulgenza per chi sbaglia. Ho dichiarato guerra alla corruzione e respinto i tentativi di chi vuole fermare l'azione di pulizia che portiamo avanti. Qui non c'è spazio per ambiguità. Non c'è spazio per chi immagina di poter tornare al passato e contaminare il nostro lavoro. Avanti fino in fondo, senza se e senza ma, per la legalità". 

CONTE - Il premier Conte plaude alla reazione immediata di Di Maio:  "Il Movimento 5 stelle dimostra di avere gli anticorpi efficaci per reagire a episodi del genere. In questo modo il Movimento dimostra piena e assoluta fedeltà ai suoi principi e valori e, se mi permettete, Luigi Di Maio esprime una vera leadership". 

LA SORELLA: E' GIUSTO CHE PAGHI -  "Da attivista e portavoce ritengo che il MoVimento 5 Stelle ha i suoi valori prioritari nell'onestà e legalità e, a tutela di questi ultimi, le sue regole che vanno rispettate nell'interesse del Movimento stesso, chi ha sbagliato è giusto che paghi", scrive su Facebook Francesca De Vito, consigliera M5s alla Regione Lazio sull'arresto di suo fratello Marcello. "Da sorella attendo l'esito della magistratura che spero - prosegue - avvenga nel più breve tempo possibile".

"Oggi i grillini saranno più o meno garantisti?"

PD SCATENATO - Dopo l'arresto, i dem immaginano che i 5 stelle ora chiedano le dimissioni della sindaca Virginia Raggi. Michele Anzaldi si toglie un sassolino dalla scarpa: "Attaccavano Zingaretti per semplice indagine, cosa dicono su arresto De Vito?". Emanuele Fiano twitta: "Quindi stamattina il quesito è: i grillini oggi saranno più o meno garantisti? Saranno garantisti come con #Salvini o giustizialisti come con #Zingaretti?". Da parte sua Marco Miccoli assicura: "Fiducia nella magistratura. Se daremo un giudizio, lo daremo alla fine dell'iter processuale. Lo dico ai 5Stelle: noi siamo garantisti sempre. Non a secondo delle convenienze e delle persone che vengono indagate".

"Non è da escludere un passo indietro"

CHI E'  -  Marcello De Vito, 45 anni, avvocato, è stato il primo candidato sindaco del M5s in Campidoglio. Nel 2013 sfidò Ignazio Marino, Gianni Alemanno e Alfio Marchini piazzandosi terzo con il 12,4% dei voti. Dopo due anni e mezzo alla guida dell'opposizione contro la giunta di centrosinistra, alla caduta di Marino si è ricandidato alle primarie del Movimento venendo però sconfitto da Virginia Raggi, poi divenuta sindaca. Alle elezioni comunali del 2016 De Vito è diventato "Mr. preferenze" del Movimento, con oltre 6.500 voti a suo favore, successo personale che lo ha spinto alla presidenza dell'Assemblea Capitolina. Da sempre vicino all'ala più ortodossa dei 5 Stelle, quella che nel Lazio vede tra i suoi riferimenti la capogruppo in Consiglio regionale Roberta Lombardi, De Vito non ha mancato di esprimere le sue perplessità su alcune scelte della sindaca in questi quasi tre anni di governo pentasellato in Campidoglio. Sui social rivendica da anni come primo post fisso del suo profilo il "taglio agli sprechi" delle spese dell'Aula.