Venerdì 26 Aprile 2024

Ma se si diventa un’icona ci vuole etica

Marina

Terragni

Ok l’affitto: casa nuova, vita nuova. Ok dentista e avvocato. Anche una macchina – dice Malika – visti "tutti gli impegni sociali e lavorativi che hanno riempito le mie giornate". Magari non una Mercedes nuova di zecca: "Volevo

togliermi uno sfizio". Ma la goccia è quel bulldog francese con pedegree – per "supporto psicologico", dice lei, pagato 2500 euro in allevamento, con tutti i cuccioli rinchiusi nei canili che stanno aspettando qualcuno che li adotti. Supportano pure loro, e gratis.

Titolo: Malika e i soldi. Più di 140 mila euro raccolti in beneficenza, la vana

promessa del "aiuterò chi ha bisogno", la generosità di chi voleva darle una mano a

ricominciare dopo che i genitori l’avevano cacciata perché lesbica. Una storia

raccontata ovunque con dovizia di particolari e di orribili audio whatsapp. Malika in tv, ai Pride, testimonial del ddl Zan. Malika che addirittura assume un agente per le ospitate tv, e poi vedremo, non si sa mai.

Ma se tu ti auto-sbatti in prima pagina, te e la tua famiglia, se accetti la parte dell’icona, stai assumendo un impegno che richiede un comportamento congruo. Non tutti sono Harvey Milk, d‘accordo, e la carne è debole. Ma se sbrachi nel giro

di poche settimane qualche dubbio è lecito. Tornano in mente le parole di Samir, suo fratello, dette proprio a questo

giornale: "Non ce l’ho con lei perché è lesbica, ma perché ha voluto fare la bambina. Adesso sta portando avanti tutta questa storia perché di mezzo ci sono i soldi".