Bruno
Vespa
In Italia le vittime civili dell’ultimo conflitto sono state 153mila, il Covid ne ha fatte finora solo ventimila in meno. L’economia e una larga fetta della società italiana sono state messe in ginocchio. E l’eccezionalità della situazione è dimostrata dal fatto che l’arcigna Europa ha aperto i forzieri e ha messo a disposizione dell’Italia più soldi del mitico Piano Marshall del dopoguerra.
Dunque, non possiamo rischiare. E dovremo essere severi con i troppi che saranno tentati di eludere le norme: non si spiegherebbe altrimenti l’inconsueta asprezza con cui Draghi ha chiesto mano ferma al ministro dell’Interno Lamorgese. Certo, i controlli non saranno facili e si dovrà procedere a campione. Ma i ristoranti che avranno ammesso clienti irregolari andranno chiusi per un periodo, se non altro per un atto di rispetto nei confronti dei commensali corretti.
I contagi avvengono prevalentemente per tre ragioni. Persone incoscienti che senza protezione si avvicinano a persone non vaccinate per ignoranza (il gruppo di preghiera che ha formato un cluster di contagi a Medjugorje) o per arroganza incosciente (i giovani altoatesini che si sono contagiati deliberatamente sperando che la malattia fosse una scorciatoia per avere il Green pass). Persone vaccinate all’inizio della campagna e quindi con gli anticorpi molto ridotti (ma quasi sempre hanno potuto continuare a lavorare da casa, a meno che non fossero molto anziane o con serie patologie pregresse). Infine i No vax per paura o per resistenza ideologica. Fino al 6 dicembre queste persone potranno muoversi liberamente sui mezzi di trasporto. Poi non più senza almeno un tampone. È qui che si vedrà la capacità del nostro Stato – inteso nella sua interezza – di esercitare i controlli adeguati. Altrimenti finirebbe in burletta. E non possiamo permettercelo.