Mercoledì 24 Aprile 2024

Lui, lei e le elezioni Quel ruolo scomodo al fianco dei leader

Salvini in radio: "Sposerò Francesca Verdini? No, io mi sposo con l’Italia"

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di Viviana Ponchia

"Io sono pronto a servirvi. Perché amo il mio popolo. Amo questa terra. Ma amo anche mia moglie". Con questa dichiarazione d’intenti Seretse Khama diventò il primo presidente del Botswana. Nessuno ci vide un conflitto d’interessi e la consorte fu ben onorata. Ospite di un Giorno da Pecora, Matteo Salvini l’ha messa giù in maniera meno romantica: "Se è vero che mi sposo? No, io mi sposo con l’Italia". Francesca Verdini, da donna intelligente, comprenderà che avere l’Italia come rivale è un problema, ma sarà contenta lo stesso: "Siamo felici, innamorati e fidanzati, non abbiamo altro in programma".

Questo delle mogli e compagne resta una questione spinosa e irrisolta. A differenza di quanto succede negli Usa, dove le spose servono a sponsorizzare i consorti e a favorirne l’ascesa (su tutti Michelle Obama), da noi spesso le amate hanno contribuito a mettere i bastoni fra le ruote dei consorti. E oggi stentano a trovare una collocazione che le soddisfi completamente. Mi si nota di più se faccio come Marta Fascina e suggerisco una ricetta per la guerra, mostrando una totale fusione con l’altro? O invece guadagno punti a indignarmi come Elisabetta Piccolotti e Michela Di Biase (rispettivamente lady Fratoianni e lady Franceschini, pardon) che avendo autonome carriere politiche alle spalle non ci stanno a entrare nella "quota mogli?".

Il dilemma sembra non porsi al contrario. Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni, non ha mai sollevato obiezioni sul ruolo gregario. È di sinistra, a favore della legalizzazione delle droghe leggere e pesanti e appoggia le coppie di fatto. Evidentemente c’è un nervo scoperto e non tutte coltivano l’autostima di Clio Maria Bittoni, coniugata Napolitano, che pur essendo la signora del presidente della Repubblica fece parlare di sé solo per essersi messa in fila e avere pagato il biglietto alla mostra di Vermeer alle Scuderie del Quirinale. "Su di me solo fango – si è lamentata la coordinatrice della segreteria di Sinistra italiana signora Fratoianni – Lasciate perdere le parole degli utili idioti del sistema maschilista e sessista di questo Paese". E la signora Franceschini: "Per anni ho evitato di replicare agli attacchi di chi mi bollava come "moglie di". Come se fossi un orpello, un’appendice. Ora però non è più giusto stare in silenzio anche pensando alle nostre figlie e ai valori in cui vogliamo che crescano. Dobbiamo opporci a chi pretende di raccontare le donne attraverso l’uomo che hanno accanto per svilirne il ruolo".

Un orpello? Marta Fascina si fa giustizia da sola e diventa avatar e megafono di Berlusconi dicendo le cose come lui meglio non potrebbe (e non è nemmeno suo marito): Gelmini e Carfagna traditrici irriconoscenti. Alleanza di centrodestra forte e coesa. Silvio politico uber alles che ha "aumentato le pensioni minime, abolito l’Ici sulla prima casa, posto fine alla guerra fredda, ridotto l’immigrazione clandestina, vietato il fumo".

A volte in passato sono stati i politici maschi a prendere le distanze dal clichè del marito di. Elisabetta Tulliani alla prima uscita pubblica con Gianfranco Fini disse "preferisco non espormi" e se davvero lei restò nell’ombra ci pensò il fratello a scatenare un putiferio sulla famigerata casa di Montecarlo. Susanna Mazzoleni fu fonte di imbarazzo per Antonio Di Pietro, Manuela Marrone per Umberto Bossi. Lo stesso Berlusconi sarebbe stato sentito sussurrare "chi dice donna dice danno" quando Veronica Lario irruppe sulle scena con una lettera a Repubblica dove denunciava "il ciarpame senza pudore" del marito farfallone.