Giovedì 18 Aprile 2024

L’inflazione esplode Allarme salari

Raffaele

Marmo

aumento vorticoso dei prezzi, con l’impatto devastante sulle buste paga, è stato l’incubo per intere generazioni di lavoratori e di sindacalisti tra gli anni Settanta e la metà degli Ottanta, quando con il referendum sulla scala mobile di Bettino Craxi e Gianni De Michelis si diede una drastica sterzata alle spinte inflazionistiche e si riuscì ad avviare quella svolta che portò alla politica dei redditi di inizi anni Novanta promossa da Carlo Azeglio Ciampi e Gino Giugni, ma resa possibile dal via libera tormentato ma coraggioso di un altro leader della Cgil, Bruno Trentin.

Ebbene, a distanza di quasi un trentennio, l’incubo si ripresenta. Ma anche gli spettri, quando tornano, non sono mai uguali a quelli precedenti. E così oggi ci troviamo in una vera trappola delicata e complessa da disinnescare: da un lato, il caro energia e materie prime che, nel contesto della pandemia, finisce per stritolare le imprese, dall’altro, l’impennata dei prezzi che manda in fumo un pezzo di salario, di per sé già basso per la moltiplicazione di formule e derive che lo falcidiano.

Una curva quasi impossibile da affrontare solo con le consuete armi della contrattazione sindacale, perché, se da una parte è del tutto evidente che serve un adeguamento delle retribuzioni nei nuovi accordi collettivi, dall’altra è altrettanto vero che non si può correre il rischio di mettere in ginocchio anche per questa via l’attività imprenditoriale. Mai come in questo strettissimo passaggio è dirimente, dunque, un intervento di politica fiscale che determini un taglio netto del costo del lavoro a vantaggio dei lavoratori e, principalmente, di coloro che hanno stipendi più bassi o che addirittura sono sottopagati. Mario Draghi c’era nel 1992 e c’è oggi: chi meglio di lui può mettere mano alla urgente pratica. Ma serve che lo faccia il prima possibile.