Domenica 19 Maggio 2024

Le stragi di Parigi e i deliri del terrorista: "Non sono un assassino"

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"Ho sbagliato, ma non sono un assassino": con un ultimo ciclo di udienze si è chiuso ieri il maxi-processo per gli attentati del 13 novembre 2015 tra lo Stade de France, le brasseries del centro di Parigi e il Bataclan. I 14 imputati presenti hanno avuto l’ultima occasione di esprimersi dinanzi ai giudici della corte d’assise speciale nell’aula bunker dell’Ile-de-la-Cité, nel cuore di Parigi, prima della sentenza attesa per domani. "È vero, ho commesso errori, ma non sono un assassino, non sono un killer, se mi condannate per omicidio, commettereste un’ingiustizia", ha detto nella sua ultima dichiarazione Salah Abdeslam (foto), principale imputato nonché unico membro ancora in vita dei commando jihadista che quella notte causò 130 morti e 350 feriti. Durante il processo il 32enne, per lunghi mesi uomo più ricercato d’Europa prima della cattura il 16 marzo 2016 a Molenbeek, si è mostrato ambivalente, oscillando tra l’arroganza dei primi giorni, quando si proclamò "combattente dello Stato islamico", a quando, sul finire, ha espresso "condoglianze e scuse alle vittime".