Mercoledì 8 Maggio 2024

Le parole sincere

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Roberto

Pazzi

Larissa Iapichino (campionessa di salto in lungo, 20 anni) e Matilda De Angelis (attrice, 26 anni) ci richiamano al buon senso col loro appello diversamente espresso in ambiti distinti, ma egualmente lanciato a salvare dal mostro della fama e dal delirio dell’eccellenza, una giovane vita. L’ansia di prestazione che sfori i primati mai conseguiti e innalzi a nuove vette una superiorità, sia essa nello sport come in qualsiasi altro ambito culturale, consegna in pasto il baciato dalla fortuna spettacolarità, croce e delizia. Ma la platea è un insaziabile belva, sempre insoddisfatta, sempre protesa a innalzare la soglia del primato. In una corsa folle di cui non si vede la fine, se però non volga in tragedia come ci ricorda il tragico esempio di un campione del ciclismo come Pantani.

La vittoria si fa pagare perché consegna spesso a una sconfitta silenziosa, taciuta, rimossa. La sconfitta che nasce dal senso di inadempienza perenne, una volta che si sia stati innalzati al culmine dell’attenzione di un popolo intero, che proietta nel campione il sogno della propria affermazione, mai sopito, mai del tutto mandato in pensione, nonostante gli anni che passano. Ma i sogni di gloria e vittoria non hanno età, non invecchiano mai. Starei per dire che rinverdiscano le nostre vecchiaie. Non è forse questa la funzione del vincitore, fin dalle Olimpiadi greche, quella di mostrare come l’impossibile diventi possibile, come sia lecito poter superare il limite? Il volo di Icaro verso il sole, che scioglie la cera della sua ambizione, è il destino di molti giovani che a vent’anni non possono relativizzare il valore della vittoria. Troppo presto per sentire il valore di Ettore, il grande perdente, davanti all’invitto Achille. Siamo noi, che godiamo dello spettacolo da casa, comodamente seduti sul divano, a creare la fragilità di molti di questi campioni che a vent’anni non possono ancora sentire il salutare richiamo del senso del limite. Noi creiamo i miti di cui abbiamo bisogno per confortare col sogno delle loro eccellenze la mediocrità delle nostre vite, troppo spesso non all’altezza delle nostre speranze. Per questo è tanto importante salutare e confortare del nostro consenso il grido della giovane Iapichino "Ho diritto ai miei vent’anni". Segno di maturità, di saggezza, di buon senso, che almeno per me guadagna a un consenso pari a quello che sollevavano le vittorie conquistate da questa campionessa. Un esempio da amplificare e incoraggiare, da segnalare in ogni debita sede, per contribuire a rendere più umano lo sport. Che non deve diventare una sfida dell’uomo a superare la sua umanità per acquisire poteri e primati divini.