Mercoledì 24 Aprile 2024

Le istantanee dei telefonini? Solo un’illusione

Roberto

Pazzi

Dove sono gli Ugo Mulas, i Cartier Bresson, i Giacomelli, capaci, con la loro arte, attenta alla luce, all’esposizione, all’oscurità della camera, così arresa alla lentezza, madre della durata, di donarci la magia che ferma il tempo? Il genio è pazienza. Con i cellulari non si fa arte, non si ferma l’attimo, e pure è proprio questo il segreto tormento del genio davvero creativo, l’autentico atto d’amore per la vita che fugge. Con le istantanee dei telefonini ci illudiamo di trattenere la vita che evapora ma in realtà raccogliamo solo testimonianze effimere. Che se mai restano a testimoniare la fretta e la furia di cui sono figlie, creature del diavolo, come la sua famosa farina che se ne va tutta in crusca.

Il mio cellulare è pieno di istantanee che non rivisito più, che giacciono morte da mesi, da anni. Quando non avevo il cellulare raccoglievo le fotografie cartacee. In ogni famiglia c’era un album sacro alle immagini che ne salvavano la storia. A casa di mia madre c’è ancora, conservato come una reliquia. Non c’è pulsione più autentica per muovere la parola, la penna, la voce, il pennello, a creare l’opera, della coscienza di quanto sia breve la nostra vita. L’ho scritto nell’ultimo romanzo e lo ripeto, "se qualcosa amano, uomini e donne, è perché muore". E oggi aggiungerei che l’amano perché devono lasciarlo. Tutto. Il volto, la giovinezza, il corpo, la casa, i figli, la creatura che glieli ha dati, l’Italia che li ha visti crescere e ha donato loro la lingua più dolce della Terra, il nome, l’arte, la poesia.